In Egitto non si placa una tensione politica in aumento ormai da una settimana: nel pomeriggio di ieri il centro del Cairo è stata ancora una volta sconvolto dagli scontri tra le forze dell’ordine e una folta schiera di manifestanti, che protestavano contro le condanne decise pochi giorni fa dalle autorità giudiziarie contro 529 Fratelli Musulmani. A farne le spese uno studente, ucciso al collo da un proiettile di fronte all’Università Beni Souef, mentre altri 16 sono rimasti gravemente feriti.
La protesta degli attivisti, sostenitori dell’ex presidente Morsi e appoggiati dall’organizzazione islamista dei Fratelli Musulmani, si è concentrata contro il tribunale di Mynia, che lo scorso 24 marzo ha deciso la condanna di 529 esponenti del movimento, accusati di terrorismo e dei disordini avvenuti nel mese di agosto 2013. I poliziotti, in piena tenuta antisommossa, hanno dapprima sparato gas lacrimogeni contro i manifestanti, poi sono partiti anche i proiettili. La vittima è un giovane dalla provenienza dubbia: secondo il ministero degli Interni egiziano il ragazzo apparterrebbe all’Università di Al Azhar, della città di Tanta, mentre secondo gli organizzatori della protesta sarebbe uno studente di liceo.
E’ la seconda vittima accertata che la tensione egiziana ha prodotto nell’ultima settimana: lo scorso 19 marzo un altro studente, durante l’ennesima protesta, aveva perso la vita negli scontri con la polizia.
La situazione politica del Paese sembra comunque in costante aggiornamento, così come le polemiche che essa provoca: ieri sera il capo delle forze armate egiziane, Abdel Fattah Al-Sisi ha annunciato le sue dimissioni, allo scopo di candidarsi alle prossime presidenziali di luglio. Le prime dichiarazioni del futuro candidato promettono di “liberare l’Egitto dal terrorismo”. Scontata la reazione dei Fratelli Musulmani, che tramite Ibrahim Mounir, membro dell’ ufficio politico dichiara “Sotto una presidenza Sissi la stabilità politica sarebbe impossibile”.
Stelio Fergola
