Per il settore pubblicitario il 2014 non è cominciato con i migliori auspici. I dati Nielsen mostrano a gennaio una caduta degli investimenti pubblicitari pari al 2,8% rispetto allo stesso mese del 2013, e le perdite più significative sono quelle registrate dalla carta stampata, con il comparto dei quotidiani sceso a -15,1% e quello dei periodici a -11,8%. Discorso a parte quello per radio e televisione: in tv la raccolta pubblicitaria è aumentata dell’1,6% (trainata soprattutto dalle telepromozioni e dalle televendite), e in radio addirittura del 5,6%.
Quanto ai restanti settori, cinema, directmail e out-of-home tv hanno subìto una perdita tutto sommato paritaria, intorno al -5%. Crollati invece a -30% i settori outdoor e transit.
“Ma i segnali positivi non mancano – ha spiegato Alberto Dal Sasso, advertising information services business director di Nielsen – dal momento che storicamente gennaio non è indicativo della tendenza”. “Guardando a febbraio – ha aggiunto – emerge un incremento del 4% degli spazi acquistati sui mezzi principali”.
Se poi ci si sposta dai media generalisti ai “social media” la prospettiva cambia completamente. Qui gli investitori non hanno dubbi: puntare su Facebook conviene. Il re dei social network ha ormai un’”audience da tv generalista”, con 24 milioni di utenti all’anno e 18 mln al giorno (“una percentuale più alta della media internazionale”, come spiegano Luca Colombo, country manager di Facebook Italy, e Valerio Perego, head partnership della società), tant’è che i principali brand stanno ormai studiando campagne pubblicitarie che prevedano investimenti sia in tv che su Facebook.
Basta guardare ai ricavi 2013 della piattaforma per giustificare la scelta: Facebook ha chiuso l’anno incassando 5,7 miliardi di euro (+55% rispetto al 2012). Considerando poi che un utente medio italiano genera 4,6 euro, ecco che in Italia il guadagno 2013 è stato pari a 110 milioni.
E’ singolare che, analizzando le cifre in termini di audience televisiva, il social network corrisponderebbe a un canale tv da appena il 2-3% di share.
Alessandra Aurilia