Il 20 marzo del 1994 la giornalista del Tg3 Ilaria Alpi veniva uccisa da un proiettile sparato a distanza ravvicinata, a bordo dell’auto sulla quale viaggiava insieme con il suo operatore Miran Hrovatin, nella periferia nord di Mogadiscio. A vent’anni dal “più crudele dei giorni” che ha scritto le più nefaste idi di marzo della storia del giornalismo italiano, la Rai commemora il sacrificio della professionista che ha immolato la propria vita all’ara di un impegno votato al giornalismo d’inchiesta, inaugurando l’edizione 2014 del premio giornalistico Ilaria Alpi. Un riconoscimento promosso dalla regione Emilia-Romagna e organizzato dall’Associazione Ilaria Alpi con la collaborazione di Rai, Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna, Federazione Nazionale della Stampa e Usigrai,
La Rai ricorda Ilaria Alpi e Miran Hrovatin Nel corso della conferenza stampa svoltasi nella sede Rai di viale Mazzini, alla presenza della presidente della Rai Anna Maria Tarantola e del direttore generale Luigi Gubitosi, dei giornalisti alla guida di Tg3 e di Rai3, Bianca Berlinguer, e Andrea Vianello, della mamma di Ilaria, Luciana Alpi, del direttore del Premio, Francesco Cavalli e del presidente della giuria Luca Ajroldi, la XX edizione del premio è stata presentata ieri alla stampa. Un riconoscimento che, tra le novità dell’edizione 2014, registra la presenza di servizi giornalistici trasmessi sul web e sulle tv locali e regionali insieme alle inchieste apparse su canali televisivi nazionali, in chiaro, digitale terrestre, satellitari, e vedrà, in giuria, a rotazione, i vincitori dell’anno precedente, mentre verranno assegnate una menzione speciale “Ilaria Alpi” per il miglior servizio da tg e una intitolata “Miran Hrovatin” per la migliore fotografia.
Un Premio per il ricordo e la ricerca di verità “Il Premo che la Rai sostiene ci aiuta a tener viva la dicussione sull’ assassinio di Ilaria Alpi che ha perso la vita alla ricerca della verità, vittima di una vicenda i cui risvolti devono essere chiariti” ha detto Anna Maria Tarantola, ricordando Ilaria come una di quegli “ eroi semplici che hanno offerto una grande testimonianza con onestà intellettuale e schiena dritta ”.
A vent’anni di distanza si è ancora in attesa di una verità giudiziaria sul caso Alpi, nonostante la verità storica sia palesemente espressa dalla scomoda inchiesta portata avanti dalla giornalista che aveva fatto emergere la scoperta di un traffico internazionale di rifiuti tossici e radioattivi in cambio di tangenti e armi.
Francesco Cavalli ha ricordato il valore del Premio, volto a “valorizzare, nel nome di Ilaria Alpi, l’impegno di giornalisti che fanno il proprio mestiere “con la suola delle scarpe”, ma che vuole rappresentare anche un impegno per la ricerca di verità e giustizia”.
Il ricordo di Luciana Alpi Dopo un breve servizio che, nel corso della conferenza stampa, ha ricordato la scena dell’assassinio, con la pozza di sangue tra i finestrini in frantumi dell’auto che trasportava Ilaria e il suo operatore Miran, Luciana Alpi, commossa, ha dichiarato, a distanza di vent’anni, di “aver riacquistato lentamente la speranza di avere la verità”. “La decisione di desecretare i documenti relativi al caso – ha proseguito la signora Alpi – presa dalla presidente della Camera Laura Boldrini, è una notizia che mi dà un po’ di pace facendomi ben sperare”.
Nel racconto di quella domenica in cui nella redazione del Tg3 circolava la notizia che fosse accaduto qualcosa a Ilaria, la voce commossa di Bianca Berlinguer, amica d’infanzia della giornalista scomparsa, ricorda il momento in cui era stata proprio lei a dare la notizia alla signora Luciana. “Prima o poi andrò ad aprire un bar al Cairo” ripeteva Ilaria nella redazione del Tg3 prima della tragica vicenda. Ma a quasi 4.000 chilometri da quel sogno ha trovato la morte.
“La Rai farà di tutto perché sia reso noto cos’è successo a Mogadiscio – ha ribadito il direttore generale Gubitosi, promettendo di “scatenare tutti i giornalisti” per arrivare alla verità.
“La strada della verità” Un impegno, quello dell’azienda di viale Mazzini portato avanti anche attraverso un palinsesto che presenterà giovedì in prima serata su Rai3 “La strada della verità”, evento condotto da Andrea Vianello, e che proporrà due interviste esclusive a Ian Hrovatin, il figlio di Miran, l’operatore morto insieme con Ilaria, e al somalo Hashi Omar Hassan, attualmente l’unico colpevole riconosciuto per il duplice omicidio. Testimonianze di Dario Fo, Roberto Saviano, Dacia Maraini, Franco Di Mare, Riccardo Iacona si avvicenderanno nel corso della diretta che andrà in onda dalla Sala A di via Asiago.
L’impegno della Fnsi La mobilitazione del mondo giornalistico, volta a sviscerare la verità sul caso Alpi, da viale Mazzini si estende, unanime, alla Federaziona Nazionale Stampa Italiana (Fnsi), “da sempre impegnata a soddisfare il desiderio di verità e giustizia, per la trasparenza e per il riconoscimento della funzione della libera informazione al servizio dei diritti di cittadinanza”.
“Ho sottoscritto con convinzione l’appello di Articolo 21 sul sito Change.org a togliere il segreto di Stato sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin – ha detto il segretario della Fnsi Franco Siddi – Tanti documenti sul tavolo d’inchiesta sono stati prodotti, ma risultano ancora inaccessibili perché ‘segretati’”. La raccolta firme lanciata da Articolo 21manifesta la volontà di rendere pubbliche le carte segrete e insieme un desiderio di verità e giustizia su uno dei tanti misteri italiani.
Un giallo, quello di Ilaria Alpi e del suo operatore, che trova, al momento, giustizia nel lascito e nell’esempio di chi ha cercato di corrispondere con coraggio e impegno deontologico al dovere di informare, consumando “la suola delle proprie scarpe” sugli infuocati percorsi, talvolta letali, del giornalismo d’inchiesta.
Samantha De Martin