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Per il Time è il personaggio dell’anno: “Così sta trasformando la Chiesa”

di Samantha De Martin13 Marzo 2014
13 Marzo 2014

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A un anno esatto dall’elezione del primo Papa giunto dalle “villas miserias” di Buenos Aires a San Pietro per fare capolino tra la gente con quell’affettuoso “cari fratelli e sorelle, buongiorno”, saluto frutto di quella che lui stesso definisce una “teologia dell’incontro”, la rivoluzione Francesco ha aperto da subito le prime pagine della stampa internazionale continuando a far parlare, a un anno di distanza, della nuova “epoca d’oro” della Chiesa. Una sorta di “illuminismo” ecclesiale che trova in Bergoglio il vigoroso interprete.
Il mese scorso il Time lo aveva definito personaggio dell’anno 2013, affidandogli il titolo di “Papa della gente”. Era arrivato in finale insieme con il presidente siriano Bashar al Assad, con la talpa dell’ Nsa Edward Snowden, con il senatore repubblicano Ted Cruz e con  Edith Windsor. Bergoglio, vincendo con la sua umiltà disarmante e la smania di elargire fede stando tra la gente.
“Ha preso il nome di un umile santo, poi ha lanciato un appello per una Chiesa di riconciliazione” aveva scritto il Time intravedendo in Francesco il “primo Papa non europeo da 1.200 anni che si avvia a trasformare il Vaticano, un luogo che misura il cambiamento in secoli”. Secondo il direttore del giornale, Nancy Gibbs, “in meno di un anno Bergoglio ha fatto una cosa notevole: non ha cambiato solo le parole, ma la musica“.
“Ha reso la Chiesa un ospedale da campo” L’ umile carisma, l’apertura nei confronti dei temi considerati scottanti dall’obsoleta gerarchia ecclesiastica, la vicinanza ai poveri, l’interesse verso il dramma dell’emigrazione, hanno fatto breccia sulla stampa americana al punto che, in un breve video sul sito del Time, Howard Chua-Eoan, collaboratore della testata, traduce l’esperienza di Francesco nella brillante metafora della “Chiesa come un ospedale da campo”.
“Papa Francesco mostrerà il coraggio di affrontare la disfunzione organizzativa e la corruzione che ha afflitto gli otto anni di pontificato di Papa Benedetto XVI” era stato, all’indomani dall’elezione, il commento del New York Times che aveva posto l’accento sulla spiccata discontinuità innovativa del pontificato di Francesco. Un merito che, secondo il parere della BBC, è stato accresciuto dal tentativo di fortificare il ruolo della Chiesa fuori dai confini dell’Europa. Definendo il Pontefice un “pastore locale la cui immagine stride con i predecessori, uomini forti della curia romana”, la BBC aveva  plaudito  al Papa di tutti.
Il Papa della speranza E se il New Yorker, in occasione dei 77 anni del “Papa radicale”, gli aveva  dedicato la sua copertina che, in un ritratto del disegnatore Barry Blitt,  lo immortalava  sdraiato sulla neve a formare le ali di un angelo, l’Huffington Post United Kingdom aveva messo in luce la “stroncatura del narcisismo di molti capi della Chiesa” attuata dalla “rivoluzione Francesco”. Un’eco ripresa dal Washington Post che aveva apprezzato lo sforzo del nuovo successore di Pietro di dare speranza  a poveri e anziani.
Ma è soprattutto la stampa sud americana a gonfiare il petto al cospetto del primo pastore argentino della storia della Chiesa che ha inaugurato uno stile “semplice e dritto al cuore della gente”.
Aveva visto bene un giornalista del brasiliano “O Globo” quando affermava, circa un anno fa, che il pontificato di Francesco sarebbe stato, negli anni successivi all’elezione, più aperto al mondo.
“Francis-mania” Nel giorno in cui ricorre il primo anniversario del “riformatore” Francesco il “Wall Street Journal” parla senza veli di una “Francis-mania” che sta facendo la fortuna dei media che si occupano del Vaticano, smaniosi di svelare ogni dettaglio della vita del Pontefice. E se persino le tv della lontana Tanzania spulciano tra le registrazioni degli incontri pubblici settimanali di Francesco, il nuovo settimanale lanciato da Mondadori, “Il mio Papa”, ha avuto una tiratura record di tre milioni per il primo mese di pubblicazione.
Lo straordinario, inaspettato, effetto-Francesco affiora tra le parole di monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana di Roma. “Quando penso a Papa Francesco mi viene subito in mente il suo linguaggio – ha spiegato Feroci a radio Vaticana – L’ho ringraziato per averci donato una Harley Davinson che è stata venduta all’asta a Parigi e il cui ricavato servirà per riqualificare l’ostello di via Marsala”.
Un commento di Elisabetta Piqué, corrispondente de “La Nacion” di Buenos Aires, che ha conosciuto Jorge Mario Bergoglio nel 2001, quando era venuto a Roma per ricevere la porpora, interpreta al meglio la “rivoluzione” attuata da Francesco sin da quando, dalla sua prima apparizione alla Loggia di San Pietro, “senza la mantellina rossa, senza le scarpe rosse, senza la Croce, si è inchinato al popolo e ne ha chiesto la benedizione. Papa Francesco non parla, agisce. Predica con l’esempio.  In lui emergono due rivoluzioni: sia quella che si esprime nell’avvicinarsi ai non credenti sia quella che concerne il cambiamento all’interno della Chiesa”.

Samantha De Martin

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