“Non dimenticarti dei poveri”. È trascorso un anno da quando il cardinale Hummes ha abbracciato l’appena eletto Papa, Jorge Mario Bergoglio, sussurrandogli nell’orecchio queste parole. Una raccomandazione che ha segnato il percorso del nuovo vescovo di Roma sin dalla sua prima apparizione in pubblico, quando alle ore 20.24 del 13 Marzo dello scorso anno si è affacciato al balcone della Basilica di San Pietro, presentandosi ai suoi fedeli con il nome di Francesco, come il Santo d’Assisi vicino ai poveri. Che ci fosse qualcosa di diverso rispetto al solito è apparso chiaro sin da subito. Francesco declina l’invito ad indossare la tradizionale mozzeta bordata di pelliccia e la croce d’oro, preferendo continuare a portare al collo quella di ferro, che gli era appartenuta quando era ancora vescovo. Pochi minuti prima, una vita prima. Ma Francesco, nonostante l’importante nomina, non abbandona la semplicità che gli era stata propria durante gli anni del vescovato e con un “Buonasera” elimina immediatamente la distanza reverenziale che la sua carica poteva tracciare tra lui e i fedeli.
La rivoluzione. Da allora non passa mai troppo tempo senza che i giornali non siano popolati dai racconti delle sue “stranezze”. Perché rompere gli schemi a cui siamo stati abituati è per Francesco all’ordine del giorno. Dal compleanno festeggiato con i senzatetto, all’utilizzo delle utilitarie per muoversi, sino alla “sprovvedutezza” con cui sorseggia le bevande offertegli da chiunque in mezzo alla folla, ignorando le raccomandazioni delle guardie del corpo e della sicurezza.
Gli scandali scoppiati negli ultimi anni, tra Ior e preti pedofili, avevano creato imbarazzo nei fedeli, generando una disaffezione e una carenza di fiducia nei confronti dell’istituzione religiosa. Il Papa inverte la rotta dei silenzi intorno a questi argomenti e parla di questioni che erano state tabù per i suoi predecessori: l’Aids e l’omosessualità primi fra tutti, abbracciando l’idea di una Chiesa che è amore e non giudice.
Quando Benedetto XVI, Papa emerito, aveva annunciato le sue dimissioni, nessuno sapeva cosa aspettarsi. Francesco è subentrato a Ratzinger donando alla Chiesa la freschezza di cui aveva bisogno. La semplicità con cui il Papa argentino si rivolge ai fedeli non li fa sentire costretti ad essere all’altezza di una perfezione morale e spirituale. Francesco parla ai peccatori, dicendosi uno di loro. E non si preoccupa di stupire. Come quando durante il suo primo giovedì santo trascorso in veste di Papa ha deciso di celebrare la messa, anziché nella tradizionale Basilica, in una prigione dove ha poi lavato i piedi a 12 detenuti di religioni diverse, tra cui anche due donne.
Un Papa social. Lui, che era stato scartato dai media nel “totopapa” perché considerato troppo anziano (76 anni), ha saputo parlare ai giovani, avvicinandosi al linguaggio che è oggi alle nuove generazioni più familiare: quello internautico. “La rete è un dono di Dio” ha affermato il Pontefice, distruggendo i clichè che volevano il Vaticano fermo alle antiche ortodossie. L’account twitter, inaugurato dal suo predecessore, Benedetto XVI, ha trovato nuova linfa popolandosi anche dei “selfie”, gli autoscatti mania del momento, che il Pontefice è ormai solito fare assieme ai fedeli.
Il merchandising. E così la “papa Francesco-mania” è scoppiata generando intorno alla figura di Bergoglio un merchandising senza precedenti. Proprio la scorsa settimana è uscito in edicola il primo numero del nuovo magazine dal titolo “Il mio papa”, edito da Mondadori, ultima trovata mediatica per celebrare la figura del Pontefice. Impazza poi in rete la vendita della Misericordina, il prodigioso “farmaco” presentato dal Papa durante un Angelus. Inoltre la maggiore affluenza all’Angelus domenicale ha fatto registrare ad albergatori e ristoratori vicini via della Conciliazione un incremento degli incassi del 20%.
In un anno di reggenza il Papa arrivato dalla “fine del mondo” ha stravolto equilibri millenari. Sicuramente, anche dopo questo primo giro di boa, bisognerà essere pronti a stupirsi ancora.
Silvia Renda