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L’Italicum passa alla Camera. Renzi: “E ora pronti 10 miliardi di tagli fiscali”

di Federico Capurso12 Marzo 2014
12 Marzo 2014

Renzi2 «Politica 1 – Disfattismo 0»: così, dall’enorme polverone alzato in questi giorni per gli emendamenti bocciati su quote rosa, preferenze e conflitto d’interessi, il premier Matteo Renzi commenta in mattinata l’approvazione alla Camera dell’Italicum con una larga maggioranza (365 voti favorevoli, 156 contrari e 40 astenuti).

Compiacimento e recriminazioni. Il presidente del Consiglio, oltre alla soddisfazione per il passaggio del testo a palazzo Madama, ha voluto sfilarsi qualche coltello dalla schiena: «In questi giorni non si è discusso di donne. Si è cercata un’operazione politica per dire che io non controllavo il Pd. Usando il voto segreto qualcuno ha tentato la rivincita sulle primarie, qualcuno ha cercato di farmi fuori ma non è passato. Ha perso. La legge elettorale va». Una vittoria dei giovani «come Speranza. E i trabocchetti sono finiti – continua Renzi -. Dall’altra parte c’era un’altra generazione, c’era la Bindi e c’erano i lettiani».

Poi, per non perdere l’afflato, il premier affronta il tema delle misure economiche che verranno annunciate oggi in Cdm ripartendo dall’attacco frontale ai franchi tiratori: «Faremo la più impressionante operazione politica mai fatta a sinistra di recupero di potere d’acquisto per chi non ce la fa. Su questo tema ci giochiamo tutto, non sulle alchimie interne. La sinistra è dove si combatte la povertà, non dove sta Rosy Bindi». Più che una nuova spaccatura all’interno del Pd, quindi, sembra che la solita vecchia spaccatura tra lettiani (+Bindi) e renziani sia diventata ancora più profonda, quasi insanabile. Ma in politica – vedi l’odi et amo di D’Alema e Renzi – nulla è per sempre.

Dubbio destinazione. Sul tavolo del Consiglio dei ministri di oggi ci sono i 10 miliardi di taglio al cuneo fiscale annunciati negli scorsi giorni. Il primo dubbio è sulla copertura. Al Colle non piace l’idea che si vada a sfiorare quella soglia del 3% di deficit/pil tanto cara all’Europa. Renzi ha però voluto assicurare, entrando nel dettaglio, una copertura finanziaria che sfiorerebbe i 20 miliardi, chiedendo – almeno dal suo partito – di non schiacciare preventivamente il freno.

Il dubbio seguente è la destinazione di questi 10 miliardi di taglio delle tasse. Meglio alleggerire il carico dei lavoratori o quello delle imprese? In sigle: Irpef o Irap?

Andando a incidere sull’Irpef, scrive sul Foglio il docente di economia alla Bocconi Carlo Altomonte «nel migliore dei casi, la manovra potrà sollecitare un minimo rialzo dei consumi; nell’ipotesi peggiore, ridurrà la disuguaglianza che è crescente nel nostro paese». Eppure, si legge poco dopo, questa «non è “la” soluzione per la crescita». Il tutto, si tradurrebbe in un aumento di 100 euro (lordi) nelle buste paghe di chi non supera i 1500 euro al mese.

Dal canto suo, un taglio dell’Irap darebbe una boccata d’ossigeno alle imprese, che potrebbero puntare sulla competitività all’estero più che in Italia, dove i consumi non vedrebbero (per conseguenze dirette) alcun aumento.

È intervenuto a riguardo, in Commissione finanze del Senato, anche il presidente dell’Istat Antonio Golini, constatando come  «il valore medio del cuneo fiscale e contributivo per i lavoratori dipendenti è pari al 49,1% del costo del lavoro». I contributi sociali – riferisce ancora – rappresentano la componente più elevata del cuneo fiscale (28% a carico del datore di lavoro e 6,7% a carico del lavoratore). Tra l’altro, in busta paga, «ai lavoratori vengono trattenute le imposte sul reddito (14,5%) inclusive dell’Irpef e delle addizionali regionali e comunali».

Dal canto suo, Renzi sembra prediligere un aiuto alle famiglie in difficoltà. E soprattutto, che si risolva tutto prima del 27 aprile, per portare gli italiani a votare per le europee con un’idea diversa della politica e qualche euro in più nel portafogli.

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