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Un pane per Berkin. La Turchia piange il ragazzo vittima degli scontri di Istanbul

di Samantha De Martin12 Marzo 2014
12 Marzo 2014

protesta del pane

Con la “protesta del pane” il popolo turco, da ieri, torna a far parlare di sé, accendendo nuovamente i riflettori sulla scia di sangue che continua ad affiorare, a quasi un anno di distanza dagli scontri a Gezi Park, nel ricordo di chi ha pagato con la vita il dissenso ai duri diktac imposti dal governo Erdogan, iniziati con la distruzione dei 600 alberi nel parco di piazza Taxim.
Il ricordo di Berkin Rabbia e dolore tornano ad infiammare gli animi di migliaia di cittadini turchi, accovacciati nelle piazze di decine di città grandi e piccole, dal Mar Nero all’Egeo, con in mano la foto di Berkin Elvan, il quindicenne morto ieri dopo 266 giorni di coma, dopo esser stato ferito durante una manifestazione anti-governativa in difesa del Gezi Park, lo scorso 16 maggio. Pesava 16 chili Berkin, ed era stato colpito alla testa da una granata lacrimogena sparata da un agente ad altezza d’uomo, a Istanbul, mentre andava a comprare il pane per la madre. Un episodio che giustifica il nome della protesta inaugurata ieri da decine di persone che hanno appoggiato per terra un pezzo di pane, stringendosi in un lutto corale attraversato da un rabbioso silenzio.
Proteste in numerose città turche Da Adana a Trebisonda, da Antalya ad Antiochia gli slogan del popolo turco recitano un comune motto: “Berkin è immortale”, “Erdogan assassino”, mentre ad Ankara un uomo, seduto con davanti un pezzo di pane, affiancato da decine di cittadini, espone un cartello con la scritta “sono Berkin”.  A Istanbul, nel quartiere alevita di Okmeydani, il lutto serra gli sguardi dei manifestanti e le saracinesche dei negozi, mentre un panettiere annuncia con un cartello di distribuire “pane gratis a chi ha 15 anni”. A Kadikoy, nella parte asiatica della megalopoli sdraiata sul Bosforo, migliaia di persone che cercavano di raggiungere, ieri, Takism, sono state brutalmente attaccate e bloccate dalla polizia.
Il ricordo di Berkin mobilita anche gli studenti di molte scuole e università turche. Alla Università Tecnica del Medio Oriente di Ankara, uno dei cuori della rivolta di Gezi Park, centinaia di studenti, stretti in un corteo pacifico, sono stati fermati dai cannoni ad acqua puntati dalla polizia in assetto anti-sommossa.
La mamma del giovane accusa Erdogan Il capo dello stato, Abdullah Gul, si è detto “costernato” per la morte del ragazzo e ha fatto le condoglianze alla famiglia che, su Twitter, aveva annunciato la morte del giovane divenuto il simbolo della dura repressione della protesta turca. “Al nostro popolo: abbiamo perso nostro figlio Berkin Elvan alle 7 di questa mattina. Condoglianze a noi tutti” avevano scritto ieri i genitori, mentre la madre aveva tuonato: “Non è stato Dio, ma il primo ministro Erdogan a prendermi mio figlio”.
La morte di Berkin Elvan ha tenuto sveglia la Turchia in quella che viene considerata la notte più lunga dalle rivolte di Gezi Park della scorsa estate. Un clima rovente attraversa le strade come i corridoi della politica, il dolore scuote gli ambienti della cultura e si mescola al silenzio del premier
Rischio nuove sommosse Erdogan che, travolto negli ultimi mesi da scandali di corruzione e accuse di censura, prosegue, impassibile, la sua campagna elettorale in vista delle amministrative del prossimo 30 marzo.
La paura, adesso, è che l’onda di rabbia dopo la morte di Berkin possa riaccendere le proteste del popolo turco facendo precipitare il paese in un nuovo, drammatico, bagno di sangue.

Samantha De Martin

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