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Settimana decisiva per la Crimea: l’Ue cerca soluzioni prima del referendum.

di Raffaele Sardella10 Marzo 2014
10 Marzo 2014

<> on March 6, 2014 in Sevastopol, Ukraine.

Manca ormai meno di una settimana al referendum che, questa domenica, chiamerà gli abitanti della Crimea a votare il distacco della penisola dall’Ucraina. L’Unione Europea rincorre trattative frenetiche per tamponare in extremis una crisi che sembra destinata all’escalation, come dimostrano i nuovi focolai di rivolta che divampano nelle province dell’est: ieri, a Donetsk, 25 mila persone sono scese in piazza e hanno issato la bandiera russa sul palazzo del governo.
Kiev ha richiesto l’invio nella città degli osservatori Osce i quali, respinti per ben tre volte “a fucilate” dalla Crimea, non sembrerebbero affatto rappresentare un deterrente efficace per calmare le acque. Lamberto Zainer, segretario generale dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione, è convinto della necessità di coinvolgere maggiormente la Russia nelle trattative: “Yanukovich faceva da garante fra Ue e Russia. Ma quando a novembre Mosca non è stata più al gioco e ha mollato il progetto Vilnius per l’adesione all’Ue, tutto è saltato e nemmeno l’Ue è stata estranea a quanto successo: ha trascurato il dialogo con Mosca. Ora l’Osce, dove siede anche la Russia, può essere utile: l’Ue non creda di risolvere da sola questa crisi”.
Ieri Merkel e Cameron avrebbero chiamato Putin ottenendo rassicurazioni sulla possibilità di “ridurre le tensioni e a normalizzare la situazione quanto prima possibile”. L’auspicio delle due grandi diplomazie europee è quello di creare un “gruppo di contatto” che faccia sedere allo stesso tavolo sia russi che ucraini.
Restano freddi, invece, i rapporti tra Russia e Stati Uniti: Obama, che non invierà delegazioni governative statunitensi alle Paralimpiadi di Sochi, ha annunciato che mercoledì riceverà a Washington Arseni Yatseniuk, primo ministro del governo provvisorio di Kiev. Putin, che ha ritirato l’ambasciatore dagli USA solo una settimana fa, non sarà felice di questa nuova “interferenza” di Obama, anche in considerazione del fatto che non ha mai riconosciuto la legittimità dell’attuale governo ucraino.

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