Settimana decisiva per l’Italicum, il progetto di riforma di legge elettorale fortemente sostenuto dal presidente del Consiglio dei ministri e leader democratico Matteo Renzi, con l’appoggio determinante – esterno alla maggioranza – di Silvio Berlusconi.
L’emendamento D’Attorre. Dopo giorni di tensione fra le opposte richieste di Forza Italia e Nuovo Centrodestra, ieri sera è stato faticosamente raggiunto un compromesso: via libera alla discussione questa mattina in aula alla Camera, ma voto favorevole di tutti all’emendamento del bersaniano D’Attorre (già presentato in precedenza anche da Gennaro Migliore, di SEL, e da altri) per cancellare dal testo tutte le norme relative al Senato, che dunque – in attesa della sua profonda revisione costituzionale – continuerà ad essere regolato, in caso di elezioni anticipate, dal cosiddetto Consultellum: la versione vigente della legge Calderoli dopo le modifiche operate dalla recente sentenza della Corte Costituzionale.
Ha vinto – almeno per il momento – la linea di Angelino Alfano e del suo Nuovo Centrodestra (ma anche delle minoranze interne al PD, di SEL e dei centristi di varia natura): la possibilità che di qui a qualche settimana la Camera ed il Senato possano essere eletti in base a due diversi sistemi elettorali dovrebbe infatti – ma in politica il condizionale è sempre d’obbligo, soprattutto perché le europee del 25 maggio potrebbero mutare radicalmente lo scenario – scongiurare le elezioni anticipate almeno fino al 2015.
I timori di Berlusconi. Non a caso in serata Silvio Berlusconi ha emanato una fredda nota ufficiale in cui annunciava la «disponibilità» di Forza Italia a sostenere l’emendamento D’Attorre pur di portare avanti la riforma della legge elettorale, ma nello stesso tempo stigmatizzava «con grave disappunto la difficoltà del premier di garantire il sostegno della sua maggioranza agli accordi pubblicamente realizzati».
Non si è fatta attendere la piccata risposta di Renzi: da Tunisi, dove era in visita ufficiale, il presidente del Consiglio ha ribadito ufficialmente il suo sostegno all’accordo, minimizzando la portata dell’emendamento: «Le polemiche di queste ore – ha affermato durante la conferenza stampa congiunta – non le capisco. Il fatto che il Senato abbia o non abbia una legge elettorale è ininfluente perché non si voterà più per eleggere i senatori. Vorrei ricordare a Berlusconi e a tutti che ci stiamo dando da fare per realizzare esattamente quello che ci eravamo impegnati a fare. La nuova legge elettorale è una rivoluzione, e la porteremo a casa [in prima lettura, ndr.] venerdì».
Di Alessandro Testa