“Lavoro un minuto a settimana”. Sono le parole di Manuel Bongiorno, 38anni, veterinario convenzionato con l’Agenzia di Sanità Pubblica di Trapani. È solo una delle vittime delle assurdità burocratiche della Regione Sicilia che, dal 2009, ha deciso di trasformare il contratto di diritto privato in incarico ambulatoriale a tempo determinato.
Il problema di fondo è che in Italia le Regioni possono disporre di due tipi di veterinari: i “dirigenti”, assunti su concorso a tempo indeterminato e chiamati a lavorare 38 ore alla settimana, e i “convenzionati”, professionisti pagati dalle aziende sanitarie regionali per svolgere attività specifiche, talvolta in ambulatori personali. In Sicilia, questa divisione fa comodo alla Regione che, da vent’anni, ne abusa per non pagare a dovere tutti i veterinari locali. Di fatto su 1.200 “convenzionati”, 350 sono siciliani.
Un problema, dunque, che la Regione aveva deciso di risolvere con due decreti legge che, però, avevano soltanto confuso ancora di più le acque. Tutto era iniziato nel 2009, quando la Regione aveva deciso di ampliare il contratto dei veterinari convenzionati esterni. Dopo una serie di calcoli, era arrivata a stipulare un contratto annuale di 526 ore, con una retribuzione di 38 euro lordi l’ora e con rinnovo automatico. Una modifica che avrebbe coinvolto circa 300 “convenzionati”, con grande disappunto per coloro che, invece, ne erano rimasti esclusi.
Nel 2012, allora, il Consiglio regionale aveva preso una nuova decisione. Con i veterinari che lavoravano saltuariamente sarebbero stati stipulati dei mini-contratti, calcolati sul reddito fatturato nel 2009. Ed è qui che si colloca la storia di Bongiorno. Pur di essere tutelati dal sistema sanitario, alcuni veterinari avevano accettato convenzioni con tempi di lavoro ridotti (due ore a settimana, quarantacinque minuti, due minuti) fino ad arrivare al caso record di un minuto settimanale, sperando che fosse una soluzione temporanea. Ora, dopo un anno, la situazione non da segni di miglioramento e altri veterinari «convenzionati» si sono uniti alla voce di Bongiorno per lamentarsi del fatto che, per il monte ore da loro accumulato, non riescono a svolgere l’attività professionale.
“Abbiamo chiesto un plus orario – spiega Bongiorno – che ci consenta di dare il nostro contributo visto che a Trapani, nel settore veterinario, il lavoro non manca con le tante emergenze che ci sono come la blue tongue. Ma ci è stato detto di no”. Oltre al disagio arrecato a queste persone, l’iter burocratico è anche controproducente per la Regione stessa. A spiegarlo è Pietro Ingrassia, presidente nazionale del sindacato veterinari italiani:”queste persone rappresentato paradossalmente solo dei costi, non delle risorse. Una vicenda che si commenta da sola”.
Flavia Testorio