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Salva-Roma ritirato. Marino furioso minaccia le dimissioni e attacca tutti: «Inseguiamoli con i forconi»

di Valerio Dardanelli27 Febbraio 2014
27 Febbraio 2014

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Il sindaco di Roma Ignazio Marino è pronto a rassegnare le sue dimissioni. Lasciato solo dal governo, che ha affossato la conversione del decreto Salva-Roma, sente vicino lo spettro del default. I conti della capitale scricchiolano pericolosamente. Ha sperato fino all’ultimo che la strenua opposizione grillina alla Camera lasciasse il passo al buon senso. Quando ha realizzato che le sue speranze non si sarebbero trasformate in realtà, è sbottato, parlando fuor di metafora: «Se il governo italiano non ha fiducia nella sua capitale, ne prendo atto. Ma se non ci sono le condizioni, io mi dimetto». In un intervento su Radio24, ha minacciato: «Io da domenica blocco la città. Sono stato eletto ma non ci metto la faccia su questa cosa. Il governo deve darmi gli strumenti per governare». E ha proseguito: «Sono veramente arrabbiato, anche i romani sono arrabbiati e hanno ragione, dovrebbero inseguire la politica con i forconi. Qui bisogna ancora pagare i terreni espropriati nel 1957 per costruire il Villaggio Olimpico, ma si può continuare a governare così la capitale? I soldi del Salva-Roma sono tasse dei romani che devono essere restituite ai romani. Il governo italiano ce li deve ridare, li deve restituire a Roma». Senza i 380 milioni garantiti dal decreto, ha precisato il sindaco, «non si potranno pagare gli stipendi, bisognerà vendere l’Acea e fermare il trasporto pubblico».

Marino ha manifestato tutto il suo disappunto a Graziano Delrio, nuovo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: «Se l’idea è che Roma debba chiudere, le municipalizzate fallire e i lavoratori essere licenziati, allora quel lavoro dovrà venire a farlo un commissario liquidatore». Ipotesi che potrebbe prendere corpo nelle prossime ore, se il governo non inventerà qualcosa per salvare la capitale dal baratro.

Il sindaco le ha provate tutte per sbloccare la situazione. Quella di ieri è stata una giornata di frenetiche consultazioni. Come racconta Giovanni Vitale sulle pagine romane de La Repubblica, i suoi fedelissimi lo hanno visto adirato come non mai. Disperato, si è attaccato al telefono informando Paolo Gentiloni delle sue intenzioni: «Se non mi date una mano, io chiamo i giornalisti di tutto il mondo per dire che me ne vado e che il governo ha abbandonato Roma». Il Messaggero definisce Marino un uomo solo e sotto assedio. Gianni Alemanno è passato all’attacco: «Trovi una soluzione o si dimetta». L’opposizione capitolina ha invitato il sindaco a presentare un piano alternativo ma lo spazio di manovra è molto ristretto. L’intenzione di Marino è quella di chiedere il rinvio a giugno del termine per l’approvazione del bilancio. Ma senza un’immissione di liquidità, non sarà possibile evitare il fallimento della capitale.

 

Valerio Dardanelli

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