Basterà essere professionisti (cioè, in pratica, aver superato l’esame di Stato) per partecipare al concorso indetto dalla Rai per selezionare cento giornalisti «per far fronte a future esigenze, da utilizzare con contratti a tempo determinato, nell’ambito di tutto il territorio nazionale». Il bando – di cui si vociferava da tempo – è stato pubblicato solo stamattina, ma già desta molte perplessità.
Pochi paletti. Fra i nodi centrali, l’assenza di limiti d’età e di vincoli relativi al possesso di diplomi di laurea o di specializzazione in una delle scuole riconosciute dall’Ordine dei Giornalisti, anche se questi ultimi titoli contribuiranno a definire il punteggio finale. Il rischio, dunque, è che ad affrontare le tre prove (un test a risposta multipla, la redazione di testi per i diversi tipi di media e il colloquio finale) si ritrovi un esercito di precari, disoccupati, ma anche prepensionati, giornalisti oggi in regime di solidarietà e così via. Qualche giorno fa su Dagospia si ipotizzava la partecipazione di 10mila persone: una cifra difficile da verificare in anticipo, ma che probabilmente non si discosterà troppo dalla realtà. Nella generale crisi del mondo dell’informazione, il miraggio di un posto fra le braccia di mamma Rai farà certamente gola a molti.
Le proteste di Iacopino (e non solo). Il presidente dell’Ordine Enzo Iacopino è stato fra i primi a esprimere sulla sua pagina Facebook il proprio disappunto per non aver potuto leggere il bando in anticipo, come gli era stato invece promesso dalla Rai. «Se uno è professionista deve di nuovo dimostrare di sapere le solite cose sulle quali ha già fatto l’esame?», commenta poi un collega freelance. «La #Rai cerca giornalisti. E “scrivere un tweet” vale gli stessi punti (5) di una laurea 3+2 :)», twitta invece Andrea Iannuzzi, direttore dell’Agenzia Giornali Locali del gruppo L’Espresso. Il dramma è che ne vale ancora meno, perché il regolamento chiarisce che i punteggi di triennale e specialistica non sono cumulabili.
I 35 di Perugia. La selezione dei cento (le domande scadono il 24 aprile) era prevista nell’accordo sindacale firmato il luglio scorso da Usigrai e Fnsi. A ingarbugliare la matassa concorre tuttavia la diffusa sensazione – ovviamente mai confermata ufficialmente da viale Mazzini – che il concorso arrivi giusto in tempo per placare il vespaio suscitato dall’assunzione per chiamata diretta di 35 professionisti provenienti tutti dalla Scuola di Perugia, di cui la Rai è fra i principali finanziatori. E sotto il segno della polemica era nato (e morto) anche l’ultimo concorso indetto nel 2010 per le sedi Rai regionali, da cui erano stati esclusi i giornalisti laziali a motivo del sovraffollamento della redazione di Roma, poi annullato in seguito ad un ricorso al Tar: una situazione che potrebbe ripetersi, almeno a giudicare dalle critiche che già cominciano a fioccare sul nuovo bando.
Anna Bigano