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Kiev. Yanukovich, destituito, è in fuga. Liberata Iulia Tymoshenko

di Nino Fazio22 Febbraio 2014
22 Febbraio 2014

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Il parlamento ucraino, con 328 voti a favore, ha deciso: Viktor Yanukovich non è più il capo dello Stato. L’accusa di aver violato i diritti dell’uomo gli è valsa la destituzione immediata dall’incarico presidenziale. È stata inoltre votata la scarcerazione dell’ex premier Yulia Tymoshenko, diventata il simbolo dell’opposizione al regime di Yanukovich. Lasciando il carcere di Kharkiv, alla volta Kiev, l’ex premier ha parlato di caduta della dittatura. I suoi sostenitori la attendono in quella piazza Indipendenza che è diventata ormai il simbolo della rivolta.

E proprio a Kharkiv, città nell’est del Paese, al confine con la Russia, si è rifugiato Yanukovich. Il neo-presidente del Parlamento Alexander Turtchinov, uomo vicino alla Tymoshenko, ha però dichiarato che il presidente destituito è stato bloccato a Donetsk mentre tentava la fuga in Russia sul suo aereo privato. Il Parlamento ha inoltre fissato per il 25 maggio le prossime elezioni presidenziali.

La mediazione dell’Unione europea tra il regime di Yanukovich e i leader dell’opposizione aveva portato nella giornata di ieri a un accordo. Dopo una notte di contrattazioni , lo stesso Presidente aveva parlato del varo di “una procedura per la tenuta di elezioni presidenziali anticipate”  accompagnata da un “processo di ritorno alla Costituzione del 2004″, costituzione sbilanciata in favore del governo e del parlamento.
La continua emorragia di deputati fuoriusciti dal partito del presidente nelle ore precedenti all’accordo, probabilmente ne aveva diminuito il potere contrattuale. Pochi però, a cominciare proprio da Yanukovich, si aspettavano un’accelerata così netta nella risoluzione della crisi. Dagli schermi di una tv locale, l’ormai ex presidente ucraino ha annunciato di non volersi dimettere e ha parlato di “colpo di Stato”, paragonando i suoi oppositori ai nazisti che nel 1933 arrivarono al potere in Germania.

L’ipotesi di un golpe è però smentita categoricamente dal ministro degli Esteri polacco Sikorski che ieri, insieme al collega francese e a quelle tedesco, aveva mediato i negoziati tra l’ormai ex capo del regime e i leader dell’opposizione. “A Kiev – garantisce Sikorski – non è in atto alcun colpo di Stato. I palazzi del governo sono stati abbandonati. Il presidente della Rada è stato eletto in modo legittimo”.  Di diverso avviso è il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, che ha lamentato la poca serietà dei firmatari degli accordi.

Sebbene l’operazione di europeizzazione dell’Ucraina appare in stato avanzato, c’è il serio rischio di una spaccatura nel Paese. La compresenza dell’anima occidentale, filoeuropea, e di quella orientale, filorussa, non è una novità degli ultimi mesi. Forse anche per questo, Gran Bretagna e Germania si sono affrettate ad assicurare la richiesta al Fondo monetario Internazionale di aiuti cospicui.

Intanto anche la polizia fraternizza con i manifestanti, lasciando loro campo libero. In una nota apparsa sul sito del ministero dell’Interno  si afferma che la polizia ucraina “serve il popolo” e “condivide il suo desiderio di rapidi cambiamenti”. La decisione delle forze dell’ordine potrebbe essere una diretta conseguenza del cambio di vertice al ministero degli Interni: Vitaly Zakharchenko, additato dai manifestanti come il mandante delle violenze di questi mesi, è stato sostituito da Arsen Avakov, uomo vicino alla Tymoshenko. Nella speranza che la dittatura e il terrore siano presto soltanto un triste ricordo, l’Ucraina si prepara alla prima notte di libertà.

Antonino Fazio

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