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L’Onu chiede rinforzi per la Repubblica Centrafricana

di Renato Paone21 Febbraio 2014
21 Febbraio 2014

centrafrica

La guerra civile tra le forze musulmane dei Seleka e quelle cristiane degli Anti-balaka (in Sango, la lingua locale, significa anti machete, l’arma bianca utilizzata dagli islamici), che affligge la Repubblica Centrafricana, continua a preoccupare la comunità internazionale nonostante il precedente invio di soldati francesi e di 6000 unità dall’Unione Africana. A questo proposito il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, si è rivolto al Consiglio di Sicurezza per approvare l’invio di un nuovo contingente europeo di 3000 uomini, poiché “il numero attuale delle truppe impiegate non è sufficiente a mantenere la situazione sotto controllo”.
“L’emergenza centrafricana rappresenta un test per l’intera comunità internazionale. È una calamità che pone forti domande sulla coscienza del genere umano”, ha riferito Ban Ki-moon durante una riunione dei Quindici. “Purtroppo, però, il dispiegamento di queste truppe, se autorizzato, richiederà qualche mese (circa sei). La popolazione civile necessita di un intervento immediato. Occorre intervenire rapidamente”. Oltre alla fanteria, ci sarà il supporto delle forze aeree, che, aggiunte alle forze già presenti sul territorio, raggiungeranno quota 12000 unità.

Nel frattempo i leader religiosi del paese, un imam e un arcivescovo, si sono rivolti al Regno Unito nel tentativo di ottenere un supporto politico per fermare il genocidio che si sta compiendo per le strade di Bangui e delle altre città. “Chiediamo al governo britannico di supportare le forze dell’Ue e promuovere l’intervento dell’Eufor- la forza di difesa dell’Ue”. Il governo inglese ha risposto, per il momento, con l’invio di 15 milioni di sterline indirizzati agli aiuti umanitari.
Amnesty International si appella alla forza internazionale di peacekeeping già presente nella RCA, nella speranza di proteggere i civili musulmani rimasti nel paese e arrestare le incursioni cristiane.
Marcel Koyadouma, direttore di Sos Villaggi dei Bambini, ha affermato nelle ultime ore che “nonostante il persistere della violenza nel Paese, la situazione è relativamente stabile nei due Villaggi SOS (a Bangui e a Bouar). Tutti i bambini sono, per ora, al sicuro. Stiamo dando sostegno nella capitale a più di 3000 sfollati, ma il cibo scarseggia, manca acqua potabile e c’è il rischio di malattie. Il Villaggio SOS di Bangui non ha recinzioni. Abbiamo paura dei saccheggi”.

Renato Paone

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