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I ministri hanno giurato, nasce il governo Renzi. Nel passaggio di consegne gelo con Letta. Terminato il primo Cdm: Delrio sottosegretario alla presidenza

di Roberto Maria Rotunno21 Febbraio 2014
21 Febbraio 2014

MAtteo Renzi e Giorgio Napolitano

Da poco è terminato il primo Consiglio dei ministri del governo Renzi, iniziato subito dopo il consueto passaggio di consegne con un “glaciale” Enrico Letta. Nella cerimonia della campanella, infatti, l’ex premier è stato visibilmente freddo nei confronti del suo successore, che ieri gli aveva dedicato un “pensiero non formale” a seguito del colloquio di tre ore con Giorgio Napolitano. Durante la prima riunione del nuovo esecutivo, l’ex ministro Graziano Delrio è stato nominato sottosegretario alla Presidenza del consiglio.

I numeri del governo. Sarà un governo formato da sedici ministri, metà dei quali di sesso femminile, quello che alle 11,30 ha tenuto il giuramento al Quirinale. Matteo Renzi, che con i suoi 39 anni è il più giovane premier della storia repubblicana, ha dato vita ad un esecutivo dall’età media di 48 anni. La poltrona degli Esteri ha riservato un colpo di scena. Emma Bonino non è stata riconfermata: al suo posto c’è Federica Mogherini, deputata Pd. All’Economia, tutto come previsto: c’è Pier Carlo Padoan, che però solo ieri ha preso un aereo da Sydney e non è riuscito ad arrivare in tempo per il giuramento. Giustizia ad Andrea Orlando che lascia l’Ambiente a Gianluca Galletti.

Riconferme e novità. Per quanto riguarda le riconferme “da destra”, le attese sono state rispettate. Angelino Alfano resta al Viminale, Beatrice Lorenzin alla Salute e Maurizio Lupi ai trasporti. L’imprenditrice modenese Federica Guidi va allo Sviluppo economico, dicastero che negli scorsi giorni era stato accostato all’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Mauro Moretti. A completare i ministeri economici c’è Giuliano Poletti che diventa titolare del Lavoro. Ad occuparsi di Difesa c’è la senatrice Roberta Pinotti. Dario Franceschini va alla Cultura, Stefania Giannini all’Istruzione. Ci sono anche tre ministri senza portafoglio: Maria Elena Boschi si occuperà delle Riforme, Marianna Madia di Semplificazione e Maria Carmela Lanzetta, ex sindaco anti ‘ndrangheta, di Affari Regionali. Maurizio Martina assume il ruolo di titolare dell’Agricoltura.

“Non ci giochiamo la carriera, ma la faccia”. “Puntiamo al 2018 – ha proseguito il premier in pectore – ma nelle prossime settimane puntiamo alla conclusione della riforma elettorale e l’inizio delle riforme costituzionali, ma soprattutto il tema della riforma del lavoro”. “Se sarei disposto a dimettermi se non dovessi farcela? – ha concluso Renzi – Molti di noi si giocano più della carriera, si giocano la faccia”.

Napolitano: “Nessun braccio di ferro”. Ieri Napolitano, che si è unito al ringraziamento nei confronti del premier dimissionario, ha negato l’esistenza di un “braccio di ferro – ha raccontato ai cronisti presenti – come raccontato dai cultori di ricostruzioni giornalistiche dalle tinte forti”. “Il governo presenta caratteri di novità – ha proseguito il capo dello Stato – che spiegano il tempo definito per la composizione. La responsabilità delle proposte è prerogativa del presidente del Consiglio e tale prerogativa è stata rispettata in clima di serena collaborazione istituzionale. L’impronta di Renzi risulta evidente nei volti nuovi. Il clima di collaborazione si è rispettato in ripetuti scambi di opinioni e consigli. Le due ore e mezzo di oggi sono state anche non di incontro tra me e il presidente ma di lavoro parallelo. Condivido l’accento posto da Renzi sull’esigenza di adottare in tempi brevi le riforme strutturali per le istituzioni e per l’economia e il lavoro che non possono attendere”.

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