A seguito delle gravi emergenze causate dalle alluvioni di questo mese, giovedì 20 febbraio si è tenuto a Roma un incontro organizzato da Legambiente sul tema “l’Italia frana, il Parlamento condona”, in base al quale la grande diffusione nel nostro Paese dell’abusivismo edilizio rende decisamente più rischiose le conseguenze di eventuali calamità naturali. I dati sui dissesti sono chiari: nell’ 82% dei comuni italiani sono presenti aree a rischio idrogeologico, ma nonostante questo si continua a costruire in luoghi impraticabili, oltre che illegali.
Tra i partecipanti all’incontro, oltre ai vertici di Legambiente, anche il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando.
Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, ha duramente criticato le autorità: “Una casa su dieci è abusiva, è necessario fermare qualsiasi idea di condono e procedere alle demolizioni laddove possibile”. Ha rincarato la dose la direttrice Rossella Muroni, sottolineando le possibili implicazioni tra ville abusive ed eventuali proprietari negli assessorati, vista la sostanziale indifferenza di molte autorità locali ai rapporti dell’associazione.
Il dossier, riferito al 2013, presenta dati sconcertanti: solo l’anno scorso sono stati costruiti oltre 26mila immobili illegali, circa il 13% delle nuove costruzioni. Primato generale alla Campania, con oltre 175mila immobili, mentre la Sicilia guida la classifica dell’abusivismo costiero con circa 475 ville irregolari costruite su terreni demaniali.
A deturpare ulteriormente la paesaggistica, l’alto numero di costruzioni perennemente incompiute, quali palazzi in costruzione di cui presenti solo gli “scheletri”, oltre a strutture statali mai realizzate. Per eliminarle Legambiente ha di recente lanciato la campagna “Abbatti l’abuso”, alla quale hanno aderito i consigli nazionali dei geologi e degli architetti.
Dezza ha chiesto con forza di riprendere l’iter della legge sulle demolizioni Realacci (presentata quasi un anno fa ma ancora sotto forma di progetto) che si propone, oltre che di eliminare le strutture pendenti e dannose, anche un sistema di monitoraggio più efficace sulle nuove costruzioni.
Stelio Fergola