“Senza la centrale di Vado Ligure tanti decessi non ci sarebbero stati”, queste le parole del procuratore di Savona, Francantonio Granero, dopo aver visionato la perizia. Sull’attività di Tirreno Power, sesta società di produzione di energia in Italia, sono aperti da qualche tempo due filoni d’inchiesta: uno per disastro ambientale e uno per omicidio colposo.
L’accusa. Secondo il procuratore ci sarebbero stati “tra i 1.700 e i 2.000 ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cardiovascolari e 450 bambini ricoverati per patologie respiratorie e attacchi d’asma tra il 2005 e il 2012” causati dalle ciminiere a carbone e non dal traffico o dai fumi di altre aziende del luogo.La zona delle emissioni, secondo i consulenti, comprende quasi tutta Savona, Vado, Quiliano, Bergeggi e in parte Albisola e Varazze. Nel registro degli indagati, accusasti di disastro ambientale, sono stati iscritti tre nomi: Giovanni Gosio, ex direttore generale di Tirreno Power, Pasquale D’Elia, direttore dello stabilimento, e un terzo indagato di cui non si conosce il nome.
La difesa. La società controllata a metà dalla Suez Gaz de France e dalla Cir della famiglia De Benedetti ha risposto alle accuse attraverso un comunicato stampa, pubblicato anche sul sito della società, smentendo il nesso tra i decessi e i fumi della centrale: “Le consulenze a cui si fa riferimento sono consulenze di parte che non sono mai state sottoposte a un contradditorio. Non si comprende in queste consulenze quale sia stato il metodo di valutazione di esposizione agli inquinanti” ha dichiarato la società produttrice di energia elettrica nel comunicato stampa, “tale mancanza di chiarezza è stata accompagnata dall’assenza della doverosa analisi di robustezza, di sensitività e quindi di affidabilità globale del metodo adottato”. Tirreno Power ha sconfessato le accuse del procuratore invitando a una maggiore prudenza considerando la forte rilevanza, anche emotiva, che i temi trattati rivestono.
Alberto Gentile