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Aereo dirottato a Ginevra. I racconti dei passeggeri

di Flavia Testorio18 Febbraio 2014
18 Febbraio 2014

ETHIOPIAN 767 VS883_933Sono tornati a casa nel pomeriggio 81 dei 138 italiani che ieri erano a bordo del volo della Ethiopian airlines dirottato su Ginevra. La compagnia aerea ha messo a disposizione due pullman per permettere il rientro in Italia dei passeggeri diretti a Milano Malpensa.

Il dirottamento è iniziato mentre il boeing 767 (partito da Addis Abeba e diretto a Roma) era in volo sopra il Sudan. Il giovane co-pilota etiope, autore del gesto, ha approfittato dell’assenza del comandante – che al momento era in bagno – per chiudersi dentro la cabina di pilotaggio e prendere il controllo del velivolo.

Sono stati momenti di panico per i 200 passeggeri che, fino a destinazione, sono rimasti all’oscuro di tutto. Una volta atterrati in Svizzera (nell’aereoporto di Ginevra) l’uomo è stato arrestato e il comandante ha fatto chiarezza sull’accaduto. “Come sapete dopo l’11 settembre le porte sono blindate, non c’è modo di entrare. Ho fatto tutto il volo fuori dalla cabina di pilotaggio. Non mi potevo muovere, altrimenti avrebbe fatto schiantare l’aereo. Far scendere le maschere d’ossigeno è stata una distrazione, l’aeroplano non aveva nessun problema di pressurizzazione”, è stato il suo commento al momento dell’atterraggio.

“Dopo un’ora di volo circa sono uscite le maschere per l’ossigeno, così, dal nulla; dopo  il  pilota ha iniziato a dire di stare seduti e di mettersi le maschere. L’aereo ha perso quota. Dopo 5 minuti la situazione si è stabilizzata, ma nessuno ci ha detto cos’era successo. Ore infinite, finché ci ritroviamo a Ginevra e scopriamo che il copilota ha dirottato l’aereo e ci teneva in ostaggio. È tutto vero”. Questa la testimonianza di Enrico Cattabiani, uno dei passeggeri. “E’ stata una notte movimentata. Il dirottatore urlava dalla radio e ha attivato le mascherine d’aria. Abbiamo pensato a un grave problema tecnico, invece siamo stati dirottati a Ginevra e abbiamo atteso l’intervento delle forze di sicurezza svizzere” è, invece, la testimonianza di Gianluca Frinchillucci, volontario della Onlus Perigeo, anche lui a bordo del velivolo.

A sorprendere è il fatto che i primi interventi non siano partiti dagli aerei svizzeri. Ad accorgesi dell’anomalia sono stati due eurofighter del 36esimo stormo di Gioia del Colle (aeronautica militare italiana) che hanno scortato il velivolo fino al confine con la Francia. Gli aerei militari francesi hanno poi accompagnato il boeing fino a destinazione. La notizia è stata confermata da Laurent Savary – portavoce delle forze armate di Berna – il quale ha spiegato che durante l’incidente i caccia svizzeri erano fuori servizio. Infatti, a causa dei tagli al budget gli aerei restano fermi per tutto il fine settimana e sono operativi, durante la settimana, soltanto dalle 8 alle 12 e dalle 13,30 alle 17.

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