I tempi in cui la nautica rappresentava il fiore all’occhiello della regione Lazio è ormai un lontano ricordo. La crisi ha spento il prestigio dei porti di Civitavecchia, Ostia, Gaeta, Nettuno e Circeo, fino al 2010 considerati un’eccellenza nel panorama internazionale, e difatti popolati tanto da navi italiane quanto straniere: di fronte alla minore disponibilità economica, passano in secondo piano caratteristiche come la capacità di innovazione e la sperimentazione di materiali avanzati che migliorano le prestazioni delle imbarcazione. Improvvisamente sono cominciati a pesare l’eccessiva burocrazia e i puntigliosi controlli fiscali, così sia la produzione di natanti da diporto sia i lussuosi yacht dei nuovi ricchi (arabi, russi, cinesi) sono finiti in porti più economici eppure non privi di attrazioni turistiche: Grecia, Spagna, Croazia e Albania sono le mete a buon prezzo entrate nelle grazie delle grandi imbarcazioni mondiali. E le conseguenze siamo stati noi a pagarle.
Negli ultimi quattro anni tutti i settori legati alla nautica hanno avuto un crollo vertiginoso, dalla vendita delle imbarcazioni alla rimessa, passando per la manutenzione, i servizi e gli accessori: complessivamente il fatturato dei porti laziali è sceso del 60% circa e decine sono gli operai in cassa integrazione, in mobilità o disoccupati. I cantieri e i centri di manutenzione che non hanno già chiuso, si trovano sul filo del rasoio, consapevoli di dover andare a lavorare solo per pagare le spese di gestione. Senza utili però non si potrà continuare a lungo. “In 34 anni non abbiamo mai vissuto un periodo del genere. Gli affari sono crollati, nessuno sembra più volere una barca e chi ce l’ha non ha i soldi per mantenerla”: ha spiegato il contitolare di Iniziative Nautiche Angelo Chiaraluce.
Certo, il problema è nazionale (in tutta Italia sono stati persi 120.000 posti di lavoro), ma l’umiliazione laziale è particolarmente grave in quanto i porti di questa regione sono tra i pochi a non riuscire a riconvertire la propria offerta. La salvezza potrebbe trovarsi nelle imbarcazioni di piccolo calibro ma finché la politica non diminuirà i costi, non abbatterà l’altissimo ostacolo della burocrazia e non diminuirà la paura del fisco, l’orizzonte di una ripresa continuerà ad apparire pressoché invisibile.
Corinna Spirito