DAMASCO – Si conclude con centinaia di morti l’operazione militare delle forze di difesa siriane nell’area ovest del paese, da giorni risprofondato nel caos. Per il portavoce del ministero della Difesa Hassan Abdel Ghani si tratterebbe di un successo: “Annunciamo la fine dell’operazione militare dopo aver raggiunto tutti gli obiettivi prefissati”.
L’intervento dell’esercito siriano ha seguito l’attacco di giovedì scorso, 6 marzo, da parte di gruppi ribelli alawiti, sostenitori del regime di Bashar al-Assad caduto per mano del nuovo presidente siriano Ahmad al-Shara, noto anche come al-Jolani.
L’attacco dei ribelli vicino Latakia
Gli scontri sono andati avanti per quattro giorni in zone abitate in maggioranza dal gruppo religioso alawita, lungo il distretto costiero di Jable e nelle regioni di Tartus e Latakia, quest’ultima roccaforte dell’ex presidente Assad.
I ribelli alawiti hanno aggredito sia civili sunniti che miliziani governativi, provocando la morte di 40 persone. L’inizio di una spirale di violenze, a cui le autorità siriane hanno risposto inviando elicotteri e truppe. Una feroce repressione non solo contro gli uomini armati ma anche sulla popolazione civile, che era stata invitata dalle autorità religiose alawite a scendere in strada contro il “clima di terrore” e le “violazioni ripetute” degli uomini di al-Sharaa.
Secondo l’Osservatorio sui diritti umani in Siria sarebbero 973 i civili uccisi, ma si prevede che questo numero possa aumentare.
Esecuzioni di massa sui civili alawiti
Sono centinaia i corpi che si contano sulle strade della costa siriana. Uomini, donne e bambini – almeno 13 “tra cui un neonato di sei mesi”, segnala l’Unicef – sono stati presi casa per casa e trascinati fuori dai soldati siriani per essere fucilati in massa. I morti sono stati poi lasciati lungo le strade e le case sono state bruciate, diffondendo il terrore tra i sopravvissuti e provocando lo sfollamento di migliaia di famiglie.
Le dichiarazioni di al-Sharaa
Nonostante lo scenario di orrore lasciato dalla rappresaglia dei suoi soldati, Bashar al-Shara lancia un appello a tutti i siriani affinché venga ritrovata la pace e l’unità nazionale: “Dobbiamo preservare l’unità nazionale e la pace civile per quanto possibile. Noi possiamo vivere insieme”. Il presidente siriano si allontana dunque dalle posizioni jihadiste sostenute durante la sua militanza e conferma la posizione moderata assunta con la presa del potere in Siria.
Tuttavia verso i responsabili dei massacri sui civili al-Sharaa promette una presa di posizione senza clemenza: “Riterremo responsabile chiunque è coinvolto nello spargimento di sangue di civili o che ha oltrepassato i poteri dello Stato”, aggiungendo che sarebbe stato formato un comitato per “proteggere la pace civile”.