ROMA – Nel giorno del vertice a Bruxelles il governo italiano resta diviso sul riarmo europeo. Prende avvio oggi un Consiglio europeo straordinario per discutere proprio sul rafforzamento della difesa Ue di fronte alla minaccia del disimpegno americano. Tra i presenti ovviamente anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che nel frattempo deve gestire le fratture all’interno del governo e delle opposizioni.
Alcuni dubbi sul piano annunciato dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen arrivano dal leader di Forza Italia Antonio Tajani. L’azzurro non è disposto a usare i fondi coesione per il riarmo. Al contempo si dice “convintamente europeista”. Un incontro casuale è avvenuto proprio ieri tra von der Leyen e Tajani al vertice del Partito Popolare Europeo a Bruxelles. I due hanno parlato prima di entrare assieme alla riunione. “Siamo a favore della difesa europea, era il grande sogno di De Gasperi e poi di Berlusconi”, ha commentato il leader.
Contraria la Lega con Matteo Salvini che definisce il piano “affrettato e senza strategia”. “Quegli 800 miliardi si possono usare in altro modo”, aggiunge. Della stessa idea anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Il leghista mette in guardia dagli sprechi, paragonando il piano alla gestione dei vaccini durante la pandemia.
Le armi dividono il Pd
Diviso il Partito democratico. La segretaria Elly Schlein critica fermamente il riarmo e vuole cambiarlo. Oggi sarà a Bruxelles per incontrare gli altri esponenti dell’eurogruppo S&D e decidere una linea comune. “Noi insistiamo per cambiare le proposte e speriamo di farlo anche insieme alle altre forze socialiste”, avverte Schlein. La sua posizione, però, non convince tutto il Pd. “Penso che il riarmo sia un primo passo che va nella direzione giusta”, ha commentato Paolo Gentiloni. “Un conto è dire che va migliorata e un conto è dire che l’Europa è bellicista”, ha aggiunto riferendosi a Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 stelle. Dal canto suo Conte ironizza: “Si mettessero d’accordo”. Sul tema, invece, definisce folle una spesa del governo di 30 miliardi in più in armi.
In ogni caso Schlein trova l’appoggio di buona parte del suo partito. A cominciare da Andrea Orlando, che crede che il riarmo “non sia un serio passo nella direzione della costruzione della difesa europea”. Ma è soprattutto Dario Franceschini a condividere le parole della segretaria. “Il piano di von der Leyen va profondamente rivisto”, commenta.