ROMA – In Italia una donna su cinque lascia il lavoro dopo la maternità. È quanto emerge dall’ultimo dossier pubblicato dalla Camera dei Deputati (su dati Eurostat) sull’occupazione femminile. I motivi sono molti. Primo fra tutti perché le donne in Italia sono chiamate, secondo stereotipi di genere, a occuparsi della crescita dei figli, ritrovandosi poi costrette spesso ad abbandonare il lavoro.
Secondo il dossier, una soluzione per invertire questa tendenza può essere quella di investire in asilo nido e scuole dell’infanzia. Obiettivo che non solo aiuterebbe le donne a non lasciare il mercato del lavoro, ma avrebbe evidenti effetti benefici sui bambini, sia in termini di capacità di apprendimento che di crescita personale e di sviluppo.
L’estensione dei servizi per la prima infanzia e la loro accessibilità economica è inoltre essenziale per riavvicinare il tasso di occupazione femminile italiano alla media europea e per ridurre i divari all’interno del paese. Infatti, dai dati Eurostat emerge che l’Italia è uno dei paesi europei in cui vi è un divario occupazionale più ampio tra i due genitori.
Bisogna considerare che non esistono in Europa stati in cui la percentuale di donne con figli che lavorano è superiore a quella degli uomini. Il tasso medio di occupazione in Ue delle donne di età compresa tra i 20 e i 49 anni, con figli più piccoli di 6 anni, è del 67,8%. Questo dato in Italia ammonta al 55,3%. Solo Grecia, Romania e Repubblica Ceca riportano una percentuale inferiore.
A fronte di questi numeri si può inoltre notare che i comuni con la maggiore parità di genere in termini di occupazione sono anche quelli con un’offerta di asilo nidi e servizi più capillare. Al contrario, nei comuni dove il tasso di occupazione maschile è doppio o anche di più rispetto a quello femminile, la presenza di nidi è molto bassa.
Lo studio evidenzia come le aree centrosettentrionali sono quelle con maggiore occupazione femminile e in queste l’offerta di servizi per la prima infanzia supera la media nazionale, che ammonta a 30 posti ogni 100 bambini.