ROMA – Sull’Ucraina la maggioranza di governo si spacca. Se per Forza Italia è compito di Palazzo Chigi e della Farnesina dettare la linea in politica estera, la Lega boccia l’idea di un riarmo proposto da Bruxelles e si prepara a una manifestazione pacifista. Mentre la premier Giorgia Meloni è alla ricerca di un fragile e precario equilibrio tra le forze di maggioranza.
La presidente del Consiglio è chiamata a Bruxelles il prossimo 6 marzo per un Consiglio straordinario per discutere un maxi piano per la difesa, che dovrebbe prevedere di spostare fondi strutturali sulla spesa militare. Un piano che divide non solo gli Stati europei ma anche i partiti italiani.
Contrario il leader della Lega, Matteo Salvini, che afferma di far prevalere un interesse nazionale rispetto a quello europeo. Il Ministro dei Trasporti ha poi annunciato che la Lega sarà in piazza l’8 e il 9 marzo per chiedere la fine della guerra in Ucraina ma anche la pace fiscale per l’Italia. Intanto, la delegazione della Lega al Parlamento europeo prende le distanze da qualunque deriva bellicista dell’Europa e afferma: “Se qualcuno vuole la terza guerra mondiale, non a nostro nome”.
Il segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, è sostenitore di una posizione più riflessiva prima di prendere decisioni su un’eventuale presenza militare europea in Ucraina. Atteggiamento che manifesta un tentativo di allinearsi con la premier Meloni.
Le divisioni non mancano neanche fra le opposizioni. In prima linea per un sostegno a Kiev e al presidente Zelensky Azione di Carlo Calenda, promotore anche della manifestazione “Una piazza per l’Europa”, organizzata per il 15 marzo a Roma.
“Sono stanco di vedere i leader europei e ucraini bullizzati da Trump e Putin”, ha dichiarato il leader di Azione, chiedendo anche un aumento delle spese militari in Europa e un esercito comune. Dell’opinione opposta il presidente del M5S, Giuseppe Conte, che si dichiara arrabiato al solo pensiero che il governo si andato in Europa a chiedere di spendere più per le armi che per la sanità. In risposta a Conte è intervenuto Matteo Renzi che avverte: “Mettere soldi nel settore militare significa non comprare pallottole, ma investire in ricerca, innovazione, startup, laboratori di ricerca”.