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HomeCultura L’età dell’oro di Donald Trump. Tra cosmoeconomie romane e mito dei padri fondatori

La golden age di Donald Trump
tra cosmoeconomie romane
e mito dei padri fondatori

La priorità è l'indipendenza energetica

Viglietti: "Il presidente come Augusto"

di Alessio Sebastiano Corsaro28 Febbraio 2025
28 Febbraio 2025

Cristiano Viglietti, professore associato di Storia romana all'Università di Siena

“Dalle scelte economiche alle mosse in politica estera, Trump sembra ispirarsi a modelli romani”. Cristiano Viglietti, professore associato in Storia romana all’Università di Siena, spiega a Lumsanews il legame tra la retorica trumpiana e i modelli del passato,: dalla Roma arcaica ai padri fondatori americani. 

Perché il mito si riaffaccia all’interno della retorica politica nel 2025 e per quale motivo Donald Trump ha scelto il mito dell’età dell’oro? Quali sono le istanze sociali che riesce a soddisfare?

“Il riferimento all’età dell’oro nel discorso di inaugurazione del presidente Trump mi pare semplicemente teso a evocare l’idea di un ritorno di tempi di prosperità ed efficienza, successo, speranza nel futuro che, nell’idea di Trump, dovrebbero essere ancora migliori rispetto ad altri tempi “aurei” vissuti in passato dagli Stati Uniti. Diversamente dagli autori antichi, per cui l’età dell’oro sarebbe stata seguita da una costante decadenza, Trump stimola nel suo elettorato l’idea che, dopo una fase di declino, gli Stati Uniti possano vivere un’insuperabile golden age i cui contenuti e fondamenti, direi, hanno più a che vedere con il moderno “sogno americano” che non con i racconti antichi, anche se elementi in comune indubbiamente esistono”.

Lei professore si è occupato dell’antropologia economica di Roma arcaica e delle cosiddette cosmoeconomie. Potrebbe darci una definizione di queste e spiegarci all’interno di quale cosmoeconomia il concetto di età dell’oro trova il suo posto? 

“Il concetto  fa riferimento ai racconti di tipo cosmologico che definiscono modelli positivi e negativi relativamente alla sfera economica. L’età dell’oro è una cosmoeconomia che colloca in un tempo primordiale la fase migliore della vicenda umana. In tale età non ci sarebbe stato bisogno di faticare per avere a disposizione cibi e bevande in quantità, mentre tutti i beni sarebbero stati in comune, la concordia tra le persone sarebbe stata massima e per questo non ci sarebbe stato bisogno di leggi e confini. Ad essa, per colpa dei vizi umani, sarebbero succedute età crescentemente peggiori. I contenuti di questo racconto solo assai parzialmente hanno a che vedere con la narrazione di Trump, visto che la prosperità che egli intende riportare negli Stati Uniti passa per il duro e attivo lavoro, per la difesa della proprietà e di confini che, possibilmente, andranno ampliati, in accordo con principi che rimandano al pensiero dei Padri Fondatori americani”. 

È corretto dire che Trump sembra voler utilizzare in maniera propagandistica dei miti appartenenti alla cultura e alla retorica statunitense? Quali sono le cosmoeconomie a cui fa riferimento?

“La perduta età dell’oro a cui il presidente americano si richiama, e che vuole superare, è l’età della conquista di territori sempre più ampi da parte dei coloni americani. Direi che forse, inconsciamente, il mito antico a cui Trump si richiama di più nel suo discorso è quello dell’asylum di Romolo. Trump mi pare più “romano” che “greco” anche quando evidenzia la sua volontà di rendere gli Stati Uniti più “autarchici”, come la Roma delle origini, salvo che nel caso degli Stati Uniti l’autarchia non passa in primo luogo per l’indipendenza alimentare quanto piuttosto per l’indipendenza energetica, basata sullo sfruttamento dei giacimenti di petrolio e gas presenti sul territorio, che renderebbero possibile l’indipendenza della produzione manifatturiera”. 

Trump si definisce un “pacificatore e unificatore”. È un’affermazione che potrebbe suscitare qualche perplessità, viste le mire espansionistiche dello stesso presidente. Perché vuole dare questa immagine di sé?

“Anche in questo caso Trump sembra ispirarsi, almeno in parte, a modelli romani. Pacificare ed espandersi, ovvero pacificare (all’interno e talora all’esterno) per espandersi (altrove) ricorda molto la politica di Augusto. E, un po’ come in età augustea, i processi espansionistici potrebbero avere sugli Stati Uniti degli effetti positivi interni, visto che potrebbero consentire di scaricare verso l’esterno delle tensioni sociali ed economiche che i governi precedenti non sono stati in grado di gestire, attraverso la creazione di nuovi spazi operativi in aree strategiche come Panama e la Groenlandia”.

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