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Dodici anni con Papa Francesco, le parole di un pontificato per i poveri e gli ultimi

di Chiara Di Benedetto21 Aprile 2025
21 Aprile 2025

Papa Francesco saluta i fedeli durante l'udienza generale settimanale in Piazza S. Pietro, l' 8 marzo 2023 | Foto Ansa

“Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante”. Con queste parole Papa Francesco rompe il silenzio di Piazza San Pietro il 27 marzo 2020. Dei 12 anni in cui Jorge Mario Bergoglio è stato alla guida della Chiesa Cattolica, quel giorno rimarrà nella memoria collettiva più a lungo e più saldamente di tutti gli altri. Pochi istanti prima di pronunciare il suo discorso, raccolto nella sua veste bianca attraversa da solo il piazzale deserto della basilica, privo della consueta folla di fedeli e turisti. In quella desolazione, accompagnata soltanto dal suono delle sirene in lontananza, prega per la fine della pandemia di Covid-19, davanti al Crocifisso di San Marcello e agli occhi di milioni di telespettatori.

Dal 13 marzo 2013, giorno in cui per la prima volta si è affacciato dal balcone di San Pietro con il nome di Francesco, il suo pensiero ha indirizzato il cammino della Chiesa, legandosi ad alcune parole ricorrenti, come carità, fraternità e “periferie esistenziali”.

La carità 

Per la sua prima visita pastorale fuori dalla Capitale, Francesco sceglie di recarsi a Lampedusa. Un messaggio chiaro di un pontificato che guarda agli ultimi. È il luglio del 2013 e la piccola isola al centro del Mediterraneo è protagonista dell’ennesimo naufragio di migranti. “Il Mediterraneo è diventato un cimitero liquido”, la denuncia del pontefice dall’isola. La decisione del Santo Padre di incontrare i profughi nei suoi primissimi mesi di pontificato non è un caso, l’attenzione nei confronti di immigrati e rifugiati è per lui un aspetto saliente della carità sociale. E il tema della carità, per il papa che ha preso il nome del poverello di Assisi, è centrale. È suo desiderio creare “una Chiesa povera per i poveri” e contrastare la “cultura dello scarto” e “la globalizzazione dell’indifferenza”.  Per questo il 26 dicembre 2024, in occasione dell’inizio del Giubileo della Speranza, Francesco apre la Porta Santa nel carcere di Rebibbia: è la prima volta nella storia della Chiesa che un Pontefice apre una Porta Santa non in una Basilica ma all’interno di un penitenziario.

Le periferie esistenziali

Le mete dei viaggi di Francesco sono spesso quelle che lui definisce “le periferie esistenziali”, i luoghi del sud del mondo, dove la dignità umana è di frequente calpestata. Nel suo primo viaggio apostolico Bergoglio si reca in Brasile, per la Giornata Mondiale della Gioventù, e a Rio de Janeiro visita la favela di Varginha. Questo viaggio condensa la visione del mondo di Francesco: l’attenzione agli ultimi, la vicinanza alla gente, l’incontro con le folle e il dialogo con i giovani. Nel corso del suo pontificato Bergoglio fa 47 viaggi apostolici in 66 nazioni diverse. Nel luglio 2022 compie un pellegrinaggio penitenziale in Canada dove incontra le comunità indigene locali a cui chiede perdono per il tentativo di assimilazione forzata dei bambini autoctoni alla Chiesa durante il secolo scorso. Nel 2023 si reca nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan, Paesi africani teatro di sanguinosi conflitti e dove il tasso di povertà è altissimo. A Kinshasa dice: “Giù le mani dall’Africa! Basta soffocarla: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare”.

La fraternità

In virtù del concetto di “fraternità aperta”, per Francesco il cristiano è colui che “si toglie i sandali davanti alla terra sacra dell’altro”, e il dialogo interreligioso diventa dunque

fondamentale. Nel 2016 a L’Avana incontra la più alta autorità della Chiesa ortodossa russa, il patriarca Kirill: è la prima volta dal 1054 che i leader delle due Chiese si incontrano. I due firmano una dichiarazione congiunta che tutela il dialogo interconfessionale e che promuove il sostegno ai fedeli perseguitati. Nel 2019 ad Abu Dhabi, insieme all’ayatollah Ali al-Sistani, uno dei religiosi più rispettati dell’Islam sciita, sigla il Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune. Su questo tema incentra anche l’enciclica “Fratelli tutti” (2020) in cui, riprendendo le parole di San Francesco, definisce beato colui che ama l’altro “quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui”. Nel marzo del 2021 si reca in Iraq dove incontra di nuovo l’Imam sciita di Al Azhar e il sunnita Ahmad Al Tayyeb. È un passo storico per la Chiesa: Francesco apre al dialogo con il mondo sciita e crea un ponte con i sunniti.

L’ambiente e la guerra

Anche il tema della tutela dell’ambiente torna spesso nei discorsi del Papa: nel maggio del 2015, a pochi mesi dall’inizio del Giubileo straordinario della Misericordia, Bergoglio pubblica l’enciclica “Laudato si’” in cui, riprendendo le parole del Cantico delle creature di Francesco d’Assisi, denuncia il male provocato dall’uomo alla Terra. Male che, per il Santo Padre, è legato anche alle guerre: gli appelli di Francesco per la “martoriata Ucraina” sono stati, del resto, una costante degli ultimi anni. Per Bergoglio l’uomo fa la guerra quando abbandona “la via dell’amore”. Nel 2024 dedica la sua ultima enciclica “Dilexit nos”, proprio all’amore “umano e divino del cuore di Gesù Cristo”.

La “convivenza”

Il pontificato di Francesco è segnato infine dall’amicizia con Benedetto XVI, “l’altro papa”, con cui scrive la sua prima enciclica “Lumen fidei” (2013), dedicata al tema della fede. Proprio seguendo la via tracciata da Ratzinger, Bergoglio avvia la riforma della Curia, che apre ai laici alcune cariche prima appannaggio esclusivo dei religiosi. Ancora a papa Ratzinger è legato uno dei momenti più simbolici del pontificato di Bergoglio: il 5 gennaio 2023 Francesco celebra i funerali di Benedetto XVI, di fronte a una folla di oltre 50mila persone. Alla fine dell’omelia nella messa esequiale, Francesco, l’unico Papa dell’ultimo secolo a tenere i funerali del suo predecessore, saluta il suo amico e mentore: “Benedetto, fedele amico dello Sposo, che la tua gioia sia perfetta nell’udire definitivamente e per sempre la sua voce”.

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