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MONTECASSINO/ Città martire per la pace Il sindaco: “Ricostruiamo la funivia per l’abbazia”

di Roberto Maria Rotunno14 Febbraio 2014
14 Febbraio 2014

Cassino-cittàCittadini, superstiti, istituzioni e studiosi si preparano ad accendere i riflettori della memoria su quella che fu definita Città martire per la pace. Il sindaco Giuseppe Golini Petrarcone racconta come ci si sta preparando a commemorare la distruzione del 1944, ripercorrendo la rinascita e riproponendo la realizzazione della funivia che prima dei bombardamenti arrivava fino all’abbazia. Questo piccolo centro della Ciociaria, la cui humus accoglie da sempre le vigorose radici della classicità romana (Casinum restò fedele a Roma al tempo della seconda guerra punica), del culto pagano (l’acropoli che oggi accoglie l’Abbazia di Montecassino ospitava in epoca romana un tempio di Apollo), del pensiero cristiano, contenuto nell’esperienza del monachesimo, che, a partire da Montecassino, si è dipanata in tutto l’occidente cristiano, senza dimenticare la radice linguistica contenuta nei quattro Placiti cassinesi, i primi documenti ufficiali scritti in volgare. Sede di un’antica villa di Marco Terenzio Varrone e del sepolcro di Ummidia Quadratilla descritta da Plinio il Giovane, prezioso frantoio citato da Macrobio, Cassino costituiva, racchiuso in quel toponimo che ne evoca il senso, l’emblema dell’antico. Un antico fagocitato dalla guerra, insieme a migliaia di vittime.

Secondo lei Cassino è rinata uguale a prima o ci sono elementi di discontinuità? Da amministratore attuale pensa che il processo di ricostruzione sia ultimato o  ci sia ancora qualcosa da fare? Di che tipo di ali avrà bisogno quest’araba Fenice per volare alta nei giorni a venire?
“Cassino non è rinata uguale a come era prima del bombardamento. Ci sono pochi resti come la Rocca Janula , il teatro romano e il Mausoleo di Ummidia Quadratilla, che hanno resistito agli eventi bellici, ma per il resto gli edifici della nostra città sono stati ricostruiti quasi tutti in chiave moderna. Il processo di ricostruzione è completato. Per il rilancio, vogliamo realizzare il collegamento via fune tra la città e l’abbazia. La funivia era presente prima della guerra e ricostruendola, oltre a riappropriarci di una infrastruttura che appartiene alla nostra storia, possiamo ridurre il traffico di automobili e quindi dare una risposta anche in termini ambientali”.

Come si prepara Cassino alla commemorazione di quel disastroso 15 marzo?
“Possiamo dire che la commemorazione dei 70 anni da quel disastroso evento sia già iniziata lo scorso 10 settembre, data che rievoca il primo bombardamento della città. Dal 10 settembre, pertanto, il Comitato per il settantesimo ha dato il via ad una serie di incontri, conferenze, passeggiate attraverso i luoghi della memoria, incontri con studiosi, che si concluderanno il 4 novembre 2014 con la celebrazione della giornata delle Forze Armate. In occasione dell’anniversario del bombardamento della città di Cassino il prossimo 15 marzo aspettiamo fiduciosi il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che molto probabilmente presenzierà alla cerimonia. Il 16 marzo arriverà in città la fiaccola benedettina, il 18 maggio, data in cui si ricorda la liberazione di Cassino da parte dell’esercito polacco, assisteremo al passaggio del Giro d’Italia. Tanti saranno gli eventi sportivi, numerose le iniziative.”

Quando gli alleati riuscirono a sfondare si contarono 54000 perdite tra gli Alleati e 20000 tra i tedeschi; sorsero quindi i cimiteri di guerra: un cimitero polacco, un cimitero del Commonwealth ed uno tedesco. Oltre alle lapidi è possibile vedere qualche altro “monumentum” risalente a quel tragico periodo (un muro, una casa, i ricordi dei sopravvissuti)? Da cosa è rappresentata, secondo lei, la memoria storica di Cassino?
“I ricordi sono tanti, le mura poche, considerando che Cassino è stata completamente rasa al suolo. Sopravvivono gli antichi resti della torre campanaria gravemente danneggiata dalla guerra. Il campanile fu abbattuto quarant’anni fa e noi un giorno vorremmo riportare alla luce il piano originario, molto probabilmente sepolto sotto il pavimento della piazza.”

Roberto Rotunno
Samantha De Martin

 

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