ROMA– L’Italia si piazza al 52° posto nella classifica globale dell’Indice di percezione della corruzione (Cpi), perdendo ben dieci posizioni rispetto a dieci anni fa. È questo il verdetto del rapporto di Transparency International per il 2024. Negli scorsi dodici mesi, il nostro Paese ha raggiunto un punteggio di 54, due in meno rispetto all’anno passato. Un risultato che certifica un’inversione di tendenza rispetto a quanto registrato negli ultimi 13 anni. Il punteggio finale della corruzione dello Stivale dal 2012 aveva infatti subito un aumento di 14 punti. Un risultato frutto “delle misure anticorruzione adottate nell’ultimo decennio con l’applicazione di alcune normative adottate in materia di whistleblowing e di appalti pubblici”
Cos’è l’indice della percezione della corruzione
Il risultato viene calcolato in base a una scala che va da 0 (alto livello di corruzione percepita) a 100 (basso livello). “L’Indice di Percezione della Corruzione, elaborato annualmente da Transparency International, nasce nel 1995 ed è diventato il principale indicatore globale della corruzione nel settore pubblico”, si legge sul sito dell’Ong tedesca. “L’Indice assegna un punteggio a 180 Paesi e territori di tutto il mondo in base alla percezione della corruzione nel settore pubblico, utilizzando dati provenienti da 13 fonti esterne”, evidenzia l’analisi.
Lo scenario europeo
Nel Vecchio Continente l’Italia si posiziona al 19° posto tra i 27 Paesi membri dell’Unione. L’indice di percezione della corruzione 2024 descrive un’Europa occidentale in cui, pur rimanendo la regione con il punteggio più alto (64), gli sforzi per combattere la corruzione sono fermi o in diminuzione.
“Prevenzione, regolamentazione e cooperazione sono le parole chiave per un’Europa e un’Italia che mettono al primo posto la lotta alla corruzione a tutti i livelli, a partire da quello culturale, commenta Michele Calleri, presidente Transparency International Italia. “In Europa, la direttiva anticorruzione è un’opportunità che non dobbiamo lasciarci sfuggire per migliorare gli standard anticorruzione dell’intera regione, delle Istituzioni europee e di ogni Stato membro. In Italia, la regolamentazione di questioni chiave come il conflitto di interessi e il lobbying sono il primo obiettivo di questa nuova stagione di cambiamento”.