ROMA – La partita sull’immigrazione è tutt’altro che chiusa per il governo italiano. L’esecutivo guidato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni starebbe infatti valutando un decreto legge bis per rendere nuovamente operativi i centri costruiti in Albania e consentire il trattenimento dei migranti. Il capo del governo ne ha discusso venerdì 7 febbraio con il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario di Palazzo Chigi, nonché suo braccio destro, Alfredo Mantovano. La conferma è arrivata poi da Tommaso Foti, ministro degli affari Ue ed esponente di spicco di FdI, che in un’intervista a Repubblica ha dichiarato che il governo potrebbe non aspettare la sentenza della Corte di giustizia europea sui tanto discussi “paesi sicuri”.
Shengjin e Gjader nuovi Cpr
L’ipotesi in discussione, secondo fonti a conoscenza del dossier sul tavolo di Giorgia Meloni, sarebbe quella di trasformare i due centri albanesi di Shengjin e Gjader in Cpr, ossia Centri per i rimpatri. La misura verrebbe a essere una soluzione per le ripetute bocciature da parte dei giudici di primo grado e delle Corti d’appello riguardo il trattenimento dei migranti, con le due strutture rimaste sostanzialmente deserte nel corso delle ultime settimane. Tra le novità previste dal governo, ci sarebbe anche l’introduzione di un braccialetto elettronico per gli stranieri che arrivano in Italia e fanno richiesta di protezione internazionale.
Qualora il decreto legge in questione dovesse prendere quota, Shengjin e Gjader passerebbero da strutture per ospitare i migranti caricati dai pattugliatori della Marina nel Mediterraneo a centri per gli irregolari in Italia, sui quali pende già un decreto di espulsione. Tale trasformazione avrebbe l’effetto di inibire l’autorità delle Corti d’appello, attualmente responsabili della convalida dei trattenimenti dei migranti. Così come fatto all’inizio dalle sezioni Immigrazioni dei tribunali, infatti, le Corti hanno fino a questo momento rigettato tutti i fermi richiesti.
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Il nodo giuridico e il Patto asilo voluto da Piantedosi
L’idea al centro del progetto sarebbe un’importante variazione giuridica, per la quale Gjader verrebbe considerato come parte della provincia di Roma e dunque foro competente come giurisdizione. Il piano farebbe seguito alla proposta avanzata dal ministro Giuseppe Valditara, che ha richiesto di anticipare l’entrata in vigore del nuovo Patto asilo e immigrazione, in modo da realizzare in paesi terzi degli hub destinati al rimpatrio di immigrati irregolari su suolo europeo. Secondo il parere di alcuni giudici, esperti di immigrazione, la soluzione paventata rimane ostica, in quanto Gjader non fa parte del territorio italiano, ma è un pezzo di terra albanese su cui vige la legislazione italiana, in virtù di un protocollo siglato dai parlamenti di Italia e Albania.
Bonafè: “Conflitto tra poteri senza precedenti”
In un momento di forte tensione tra governo e magistratura, un decreto legge del genere sarebbe una probabile fonte di ulteriori tensioni con l’Anm, elemento su cui insistono anche le opposizioni. Secondo Simona Bonafè, deputata del Pd, il governo deve “fermare questa follia istituzionale che sta creando uno scontro tra poteri senza precedenti”. A puntare il dito anche il responsabile delle politiche migratorie del Nazareno Pierfrancesco Majorino, secondo cui bisognerebbe “chiudere questa pagina vergognosa, scusarsi e devolvere gli 800 milioni di euro destinati a un centro inumano e inutile a sanità e sicurezza”.