WASHINGTON – “Gli Stati Uniti prenderanno il controllo a lungo termine di Gaza che diventerà la rivière del Medio Oriente”. Parola del presidente americano, Donald Trump, a margine dell’incontro di ieri, 4 febbraio, con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Il tycoon espone al mondo il suo piano per la questione mediorientale, ribadendo ai palestinesi di lasciare la Striscia, “simbolo di morte e distruzione, per vivere in pace in altri Paesi”.
Netta la presa di posizione di Hamas nei confronti delle dichiarazioni di Trump. “Le dichiarazioni sul suo desiderio di controllare Gaza sono ridicole e assurde, e qualsiasi idea di questo tipo può infiammare la regione” ha detto Sami Abu Zhuri, funzionario di Hamas, dopo che lo stesso piano del presidente degli Stati Uniti è stato additato come “razzista” e volto a “sradicare la causa palestinese” da Hamas. Reazioni negative sono arrivate anche dal leader palestinese, Abu Mazen, che ha respinto fermamente le mire di Trump.
Trump fa il protagonista, ma dall’altra parte Bibi Netanyahu non è da meno concludendo il suo discorso sulla pace tra Israele e Arabia Saudita definendola non solo “fattibile” ma anche sicuro che ci “sarà”. Il presidente statunitense conferma e aggiunge, prendendo la parte di Riad, che si andrà incontro ad una “normalizzazione” della situazione. Ma l’Arabia Saudita nega: “Non ci sarà alcuna normalizzazione delle relazioni con Israele senza la creazione di uno stato palestinese indipendente”.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani detta la linea italiana. La posizione dell’Italia è quella dei due popoli per due Stati, ribadendo che la risposta di Egitto e Cisgiordania in merito all’evacuazione della popolazione di Gaza è stata negativa.
Fanno discutere, invece, le dichiarazioni del ministro delle Finanze israeliano di estrema destra, Bezalel Smotrich, che ha promesso di fare di tutto per “seppellire definitivamente” l’idea di uno stato palestinese.
A reagire sono anche altri Paesi europei. La Francia avverte che l‘avvenire di Gaza passa per “un futuro stato palestinese” e non dal controllo “di un paese terzo”, come si legge in una nota del Quai d’Orsay. Il ministro degli Esteri britannico David Lammy ha invece dichiarato che “i palestinesi devono poter “vivere e prosperare” a Gaza e in Cisgiordania.