WASHINGTON – Israele “si sta preparando perché la delegazione di lavoro parta per Doha alla fine di questa settimana per discutere i dettagli tecnici legati all’attuazione continuata dell’accordo”.
L’annuncio, reso noto dall’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, è arrivato a seguito dell’incontro tra il leader del Likud e l’inviato dell’amministrazione Trump per il Medio Oriente, Steve Witkoff. Sul tavolo la seconda fase del cessate il fuoco, in vigore dal 19 gennaio e destinato a durare almeno altri 42 giorni. Netanyahu ha, infatti, parlato di un incontro “positivo e amichevole” che apre la via per i colloqui con il neo eletto presidente americano Donald Trump, previsti per la giornata di oggi, 4 febbraio.
Il ministro degli insediamenti e dei progetti nazionali Orit Strock ha, però, messo in guardia il premier dal proseguire con la seconda fase del rilascio degli ostaggi e dell’accordo di “cessate il fuoco” con Hamas. Il ministro dell’estrema destra ha minacciato la caduta del governo in caso Netanyahu “decidesse di andare in questa direzione disastrosa”.
L’incontro tra Musk e Netanyahu
Tuttavia il primo ad accogliere il premier israeliano a Washington è stato Elon Musk che ha approfittato dell’occasione per discutere con Netanyahu del legame tra Stati Uniti e Israele nel campo dell’intelligenza artificiale. All’incontro ha partecipato anche David Sacks, che supervisiona le aree della criptovaluta e dell’intelligenza artificiale nell’amministrazione.
Il vertice con Donald Trump
Il tycoon incontrerà invece l’omologo israeliano per discutere più ampiamente della questione mediorientale, a seguito delle controverse dichiarazioni riguardo una possibile diaspora del popolo palestinese da Gaza e Cisgiordania verso Egitto e Giordania. Il presidente americano non crede nella tenuta dell’accordo e ha dichiarato di “non avere nessuna garanzia che la pace regga”. Al centro dell’incontro anche un possibile attacco alle strutture nucleari dell’Iran e la normalizzazione dei rapporti con l’Arabia Saudita, in vista della seconda fase del cessate il fuoco.
La nuova politica americana per il Medio Oriente
L’obiettivo principale della nuova amministrazione repubblicana, spiega il quotidiano israeliano Haaretz, è promuovere rapidamente la risoluzione dei contenziosi tra Israele e i sauditi, ritenendola la chiave per cambiare gli equilibri in Medio Oriente, sradicare definitivamente Hamas e bloccare il programma nucleare iraniano. La missione della scorsa settimana di Witkoff, prima a Riad e poi a Gerusalemme, va letta alla luce di questo progetto diplomatico americano.
La situazione nella Striscia e in Cisgiordania
Intanto nella Striscia, nonostante la tregua, continuano le tensioni. Il portavoce di Hamas, Hazem Qassem, ha affermato che “Israele continua a ostacolare l’attuazione del percorso umanitario nell’ambito dell’accordo di cessate il fuoco”. Secondo le fonti della Brigata Al-Qassem, Israele insiste nell’impedire l’ingresso di aiuti umanitari essenziali come tende, gas e attrezzature pesanti che aiuterebbero a rimuovere le macerie. La crisi umanitaria continua quindi a peggiorare, costringendo centinaia di migliaia di persone a dormire all’addiaccio nelle fredde notti della Striscia, mentre nei villaggi della Cisgiordania continuano gli espropri e le violenze ad opera dei coloni, grazie a Trump ora liberi dalle sanzioni.
Gli israeliani denunciano un attacco proprio in Cisgiordania, operato da un palestinese armato che avrebbe aperto il fuoco nei pressi del villaggio di Tayasir. L’assalitore è riuscito a entrare in un complesso militare adiacente a un posto di blocco dove prima di essere ucciso è riuscito a togliere la vita a due soldati e a ferirne altri sei.