NAPOLI – Urla di gioia e lacrime ieri nell’aula della Corte d’Assise di Napoli. È stata accolta così la condanna all’ergastolo per Francesco Pio Valda, il baby-boss di 21 anni che lo scorso 20 marzo 2023 a Napoli uccise un pizzaiolo 18enne completamente estraneo a una rissa scoppiata per una scarpa griffata sporcata. Nonostante l’assoluzione chiesta dall’avvocato di Valda, Antonio Iavarone, la Corte presieduta da Teresa Annunziata ha confermato nella propria sentenza la linea del pubblico ministero Antonella Fratello, che in sede di requisitoria aveva chiesto per Valda la condanna al carcere a vita.
I familiari del giovane pizzaiolo piangono, qualcuno applaude. La madre della vittima, Francesco Pio Maimone, ucciso con un colpo di pistola al petto davanti agli chalet di Mergellina, ha dichiarato: “Una sola parola volevo sentire: ergastolo. Ai ragazzi dico: deponete le armi”. Anche il padre del 18enne ha lanciato lo stesso appello: “Deponete le armi e credete nella giustizia, la vostra strada porta alla morte, in carcere oppure in strada”.
Nessuno sconto, quindi, per l’emergente ras della periferia est di Napoli, che tuttavia non era l’unico imputato nel processo che si è concluso ieri nel capoluogo campano. L’ultimo grado di giudizio è arrivato anche per amici e parenti del giovane, ritenuti responsabili a vario titolo di averne agevolato la fuga: Alessandra Clemente, cugina di Valda, condannata a due anni e sei mesi di reclusione; Salvatore Mancini, condannato a quattro anni; Giuseppina Niglio, nonna di Valda, condannata a quattro anni e sei mesi di reclusione e a una multa di 6mila euro; Pasquale Saiz, cui i giudici hanno inflitto quattro anni di carcere. Assoluzione per gli altri imputati dai capi d’accusa che venivano contestati.
Durante l’arringa del difensore di Valda non erano mancati momenti di tensione: “È un bugiardo, state tenendo conto di quello che ha detto un bugiardo “. Questo l’attacco lanciato dalla sala riservata al pubblico nell’aula 114 del tribunale di Napoli, contestando le parole pronunciate di Iavarone mentre ricordava ai giudici le dichiarazioni rese nelle scorse udienze del processo dal titolare di uno degli chalet, circa la direzione degli spari. Il “disturbatore” era stato poi identificato e allontanato dalla polizia di Stato.