ROMA – La Corte Costituzionale ha bocciato il referendum per l’abrogazione della legge sull’Autonomia differenziata. Secondo la Consulta “l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari”, e ciò “pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore”. I giudici della Corte hanno anche sottolineato che nella forma in cui è stato presentato, il referendum “avrebbe una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta dell’autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull’art. 116, terzo comma, della Costituzione”, che però non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo di una revisione costituzionale.
I quesiti promossi
Promossi dalla Consulta, invece, altri cinque quesiti relativi a diverse norme: si va dai requisiti per ottenere la cittadinanza italiana, e quindi a una riduzione da 10 a 5 anni di residenza richiesti per potere avanzare la domanda di cittadinanza, all’abrogazione della disciplina sui licenziamenti del Jobs act. Approvati anche altri tre quesiti sul lavoro: quello per la cancellazione del tetto all’indennità nei licenziamenti nelle piccole imprese, per aumentare le tutele per le piccole aziende; il quesito sull’eliminazione di alcune norme sull’utilizzo dei contratti a termine; e infine il referendum per tagliare le norme relative agli infortuni sul lavoro negli appalti, che impediscono di estendere la responsabilità all’impresa appaltante.
Calderoli: ” Avanti senza panzane”
Il ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli, in un’intervista al Corriere della Sera, si è detto contento: “Ora posso lavorare in pace senza più avvoltoi che mi girano sopra la testa”. Il ministro ha poi rivelato che nutriva il timore che il referendum avrebbe rappresentato un elemento di divisione dell’Italia, ma che in fondo gli è dispiaciuto non arrivare alla consultazione popolare, poiché avrebbe consentito di dare voce a tutto il Paese. A fargli eco anche il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, intervistato da La Stampa, ha dichiarato che con questa bocciatura si tornerà presto in Parlamento, per dar seguito alle modifiche alla legge Calderoli richieste a novembre dalla Consulta.
Le reazioni dell’opposizione
L’opposizione invece giustifica la decisione della Corte Costituzionale mettendo in campo proprio la sua ultima sentenza: secondo Andrea Martella, senatore e segretario del Pd Veneto, la legge Calderoli era già stata svuotata di ampie parti di testo a novembre, dunque il quesito referendario bocciato era riferito al testo di una norma che, di fatto, non esiste più. Il giurista Massimo Villone, membro del comitato che ha promosso il referendum contro l’autonomia, in un’intervista a La Repubblica, ha invece criticato la mancata presa di posizione dei giudici: “La Corte ha assunto una posizione un po’ cerchiobottista, doveva pensarci di più. Ha voluto tenere dentro troppe cose diverse senza guardare al punto decisivo che investe il futuro del Paese nei suoi assetti fondamentali”. Si attende ora il deposito della sentenza, previsto nei prossimi giorni.