L’Italia non si impegna abbastanza, anzi, verrebbe da dire che non si impegna affatto nel campo della povertà infantile. A dimostrarlo, è l’Unicef, con il suo ultimo Report Card 10, presentato ieri alla sede romana dell’Associazione. La posizione in cui si trova il nostro paese è tutto tranne che invidiabile.
Prevenzione. Si adopera per gli anziani, per le pensioni e per la prevenzione sociale al riguardo. Poco importa dei giovani e dei cittadini del futuro. Ma viene da porsi una domanda: meglio un povero bambino oggi o un povero anziano domani? Basta un dato per shockarsi: in Italia il tasso di povertà infantile (15,9%) è più alto rispetto alla povertà della popolazione totale (11,5%), collocandosi così al 32° posto sui 35 paesi più industrializzati presi in esame dall’Unicef. Eppure, il Belpaese è tra i primi 15 paesi europei più ricchi.
Se si mettono a confronto i dati sulla povertà minorile tra il tasso senza aiuto del governo (16,2%) e la percentuale dopo l’intervento dello Stato per porre politiche sociali contro la povertà (15,9%), il risultato è pressoché deludente. E questo ci fa essere il fanalino di coda mondiale, ci collochiamo al 34° posto su 35.
In una seconda classifica tutta europea, per la deprivazione materiale minorile, ossia la mancanza di elementi base per lo sviluppo di un bambino, l’Italia è al ventesimo posto sui 29 paesi dell’Unione. Il 13,3% nostrano viene schiacciato dal 2% di paesi come Islanda, Svezia e Norvegia. Peculiare è osservare in quali tipi di famiglie la deprivazione materiale si manifesta. La percentuale più alta la troviamo tra i genitori disoccupati ma anche tra quelli con basso livello di istruzione.
Politica. Il Presidente dell’Unicef Italia, Giacomo Guerrera, il curatore del rapporto Leonardo Menchini e la sociologa Chiara Saraceno, che hanno presentatola Report Card 10, hanno dichiarato che l’impatto del governo italiano è stato finora nullo. «Al momento ci sono due agevolazioni – spiega la sociologa – le agevolazioni fiscali che vanno a vantaggio di chi ha reddito e gli assegni a nucleo familiare. Una soluzione per migliorare è favorire l’ingresso delle mamme nel mondo del lavoro». E a questo proposito risponde empiricamente il Premier Mario Monti, che sarebbe dovuto esser presente al convegno, nel messaggio inviato appositamente all’Unicef : «Proteggere l’infanzia dalla povertà è un dovere morale che dovrebbe essere fra le priorità di ogni governo perché i bambini e gli adolescenti di oggi saranno i cittadini di domani». E aggiunge: «Questo governo ne è pienamente consapevole e in questi mesi ha varato una serie di provvedimenti per combattere l’esclusione sociale e il disagio delle fasce più deboli della popolazione». Ma l’Unicef e soprattutto i bambini che conoscono la povertà attendono riforme più incisive che possano incrementare il recupero delle persone meno abbienti.
Sara Stefanini