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HomeEsteri Corea del Sud, l’ex presidente Yoon arrestato per tradimento: “Crollato lo stato di diritto”

Yoon arrestato per tradimento
si rifiuta di testimoniare
"Non riconosco l'indagine"

Gli agenti irrompono nei suoi uffici

Terminato il primo interrogatorio

di Giacomo Basile15 Gennaio 2025
15 Gennaio 2025

Il presidente deposto Yoon Suk Yeol | Foto Ansa

SEUL – “Lo Stato di diritto è crollato”. La dichiarazione del presidente deposto Yoon Suk-yeol, sotto impeachment per il tentativo fallito di imporre la legge marziale, segue di pochi minuti il suo arresto. Yoon diventa così il primo presidente nella storia della Corea del Sud a finire in manette.

Gli agenti rompono il cordone di sicurezza

Gli investigatori dell’Anticorruzione di Seul sono riusciti nell’impresa di rompere il nutrito cordone di sicurezza di guardie e sostenitori, dentro e fuori il palazzo presidenziale. Poi hanno arrestato il leader con l’accusa di tradimento motivata dal tentato golpe del 3 dicembre scorso. 

Yoon è stato sottoposto a un fermo di 48 ore per essere interrogato dalle autorità, ma durante il primo interrogatorio si è avvalso della facoltà di non rispondere e non ha voluto essere ripreso. 

Il video dopo l’arresto

Subito dopo il blitz delle forze dell’ordine nel palazzo, è stato diffuso un video di tre minuti, dove il presidente deposto critica pesantemente lo Stato di diritto coreano e la gestione del mandato d’arresto nei suoi confronti. “Non riconosco l’indagine in corso. In qualità di presidente, la mia decisione di rispettare tali procedure illegali e non valide non è un riconoscimento ma piuttosto la volontà di prevenire incidenti spiacevoli e spargimenti di sangue”, ha dichiarato Yoon nel video in questione. 

La Corte costituzionale e gli scontri

Una volta scadute le 48 ore del fermo, gli investigatori decideranno se richiedere un mandato di cattura, dalla durata massima di 20 giorni, oppure rilasciarlo. Intanto, la Corte costituzionale continua il lavoro di delibera sull’impeachment per il presidente, che tecnicamente potrebbe ancora essere reintegrato.

L’irruzione degli agenti dell’Anticorruzione è scattata dopo che la Corte costituzionale ha dato il via all’esame della destituzione di Yeol, non presente in aula. Ora la Corte ha tempo fino a giugno per confermare o ritirare la mozione che ha portato alla sospensione del presidente, approvata il 14 dicembre dall’Assemblea nazionale.

Per eseguire l’arresto è stato necessario l’uso della forza, vista la folla riunita di fronte al palazzo e alle barricate di filo spinato che rendevano difficile l’ingresso. Il 3 gennaio scorso le forze di polizia avevano già tentato l’arresto, ma lo scontro con le guardie di sicurezza presidenziali e i circa 6.500 sostenitori, si era risolto in un fallimento. 

La reazione dell’opposizione

La principale forza di opposizione del paese, il Partito democratico sudcoreano, ha sottolineato che l’arresto “è il primo passo verso il ripristino dell’ordine costituzionale, della democrazia e dello Stato di diritto”. Proprio i democratici nell’ultimo mese avevano organizzato numerose manifestazioni per chiedere l’arresto e le dimissioni di Yeol.

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