ROMA – Sono le 10.35 del 14 gennaio 2015. Giorgio Napolitano firma e affida all’ex segretario generale Donato Marra tre lettere istituzionali con le quali comunica le proprie dimissioni. Poche righe, con cui l’allora capo dello Stato lascia il Quirinale dopo 9 anni di presidenza. “In data odierna rassegno le dimissioni dalla carica di Presidente della Repubblica, da me assunta il 22 aprile 2013”.
“Re Giorgio” e il governo Monti del 2011
Una volta ricevuti gli onori militari nel Cortile d’onore e lasciata la residenza istituzionale, il Presidente, accompagnato dalla signora Napolitano, torna a casa da senatore di diritto e a vita. Si conclude in questo modo la presidenza del primo capo di Stato italiano ad essere eletto due volte. Prima il 10 maggio 2006, poi, con 736 voti, il 20 aprile 2013. Un mandato, inoltre, che fino all’insediamento del Presidente Sergio Mattarella, era stato il più longevo della storia della Repubblica. Ricordato anche come “Re Giorgio” dai suoi detrattori, nel 2011 – in piena crisi politica e economica – gioca un ruolo cruciale nella formazione del governo tecnico di Mario Monti, nato dopo la fine dell’esperienza di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi legata alla crisi dello spread.
Una vita in politica
Nato a Napoli e laureato in giurisprudenza presso l’Università Federico II , era entrato in Parlamento nel 1953. Si è spento all’età di 98 anni, dopo aver rappresentato per l’Italia una personalità di rilievo sia nella Prima che nella Seconda Repubblica. Dopo essere stato per decenni esponente di rilievo del Partito Comunista Italiano (PCI), in seguito al 1992 era diventato presidente della Camera e ministro dell’Interno.