ROMA – Cecilia Sala torna libera dopo 20 giorni di detenzione in Iran. La giornalista si era recata in Iran per il suo podcast “Stories”, ed era stata arrestata un giorno prima del suo volo di rientro, il 19 dicembre. Una detenzione dura con poche comunicazioni con il mondo esterno e una cella senza nemmeno un letto. Un isolamento che è finito oggi.
La tappe della vicenda
Cecilia Sala si era recata in Iran con un visto da giornalista dalla durata di otto giorni il 13 dicembre. Sala si trovava lì per raccontare storie sul patriarcato del paese e sulla comica iraniana Zeinab Musavi, arrestata dal regime per alcune suoi spettacoli. Aveva inoltre intervistato Hossein Kanaani, uno dei fondatori delle Guardie rivoluzionarie che per quasi 50 anni aveva contribuito a creare la rete di milizie filo-iraniane operanti in Medio Oriente.
La giornalista romana è stata fermata giovedì 19 dicembre a Teheran per violazione della legge della Repubblica islamica iraniana. L’arresto è avvenuto attorno alle 12:30 nell’albergo in cui alloggiava nella capitale iraniana. Aveva smesso di rispondere al telefono poco prima di quell’ora perché stava lavorando alla puntata del suo podcast quotidiano e alle 13 aveva un appuntamento, a cui non si è presentata. Aveva un biglietto aereo per essere a Roma il giorno dopo. I servizi di sicurezza iraniana hanno arrestato la giornalista del Foglio e di Chora Media e l’hanno segregata in una cella d’isolamento nella prigione di Evin, un quartiere situato alle pendici dei monti Alborz. Lì sono detenuti dissidenti iraniani e i cittadini stranieri. Il governo iraniano non ha comunicato subito le accuse contro di lei, ma solo dopo diversi giorni.
I primi giorni di detenzione
Per le prime 24 ore Sala è stata tenuta in custodia senza possibilità di comunicare con nessuno. Successivamente ha potuto fare solo due telefonate, sfruttate per sentire la famiglia e il suo compagno. Durante le conversazioni ha detto di stare bene e di non essere ferita, ma è probabile che abbia letto un testo scritto, non potendo infatti dare informazioni specifiche delle sue condizioni. Venerdì 27 dicembre ha incontrato l’ambasciatrice italiana Paola Amadei, che ha verificato le sue condizioni di salute e di detenzione. Nello stesso giorno, la notizia dell’arresto è divenuta nota.
Le novità tra fine dicembre e inizio gennaio
Il 30 dicembre l’agenzia di Stato iraniana Irna ha confermato l’arresto e l’1 gennaio il ministero degli Esteri italiano ha formalmente chiesto alle autorità politiche iraniane la liberazione della giornalista. Anche Kaja Kallas, l’Alta rappresentante dell’Unione europea per la politica, e il Dipartimento di Stato americano si sono uniti. Nello stesso giorno Cecilia Sala, in una telefonata con i genitori, ha ammesso di dormire sul pavimento della sua cella, al freddo, con due coperte. Non solo, ha fatto sapere anche che i carcerieri le avevano tolto i suoi occhiali da vista e che non aveva ricevuto il pacco consegnato dall’ambasciata alle autorità del carcere, con alcuni articoli per l’igiene, libri, un panettone e una mascherina per coprire gli occhi. Il ministero degli Esteri italiano aveva invece sostenuto che il 30 dicembre il pacco fosse stato consegnato in cella. Lì Sala ha vissuto in un isolamento completo in una stanza con le luci sempre accese.