ROMA – Dal 2014 l’Italia ha perso circa mille scuole e nei prossimi 10 anni ne perderà altrettante. È quanto riporta il dossier redatto dal sindacato di settore Uil Scuola Rua. Il numero delle istituzioni scolastiche nel biennio 2000/01 era 11.592, nel 2021/22 8.511 e nel corrente anno scolastico 7.981. In prospettiva, tra nel 2031 saranno 6.885. Una riduzione di circa il 40% in trenta anni.
Nel lungo termine, questo processo di dimensionamento produrrà risparmi pari a 88 milioni di euro. Come però sottolinea il sindacato, “l’unico beneficio riguarderà le casse dello Stato mentre non ci sarà nessun vantaggio per il personale scolastico e, in una certa misura, neanche per alunni e genitori”. Un concetto ribadito anche da Giuseppe D’Aprile, segretario di Uil Scuola.
L’analisi prosegue imputando la scelta di “fare cassa sulla scuola” ai vari esecutivi, che si sono succeduti dal 2008 in poi, a partire dal Governo Berlusconi IV, che attraverso la riforma Tremonti/Gelmini ha tagliato di 10 miliardi il bilancio di scuola e università (8,5 all’istruzione e 1,5 miliardi all’università).
Cifre che avrebbero portato a una riduzione dell’organico (90 mila cattedre, 30 mila supplenti e 44 mila posti per il personale non docente) e a una soppressione o accorpamento degli istituti con meno di 500 iscritti.
Per la Uil Scuola una linea di ridimensionamento è stata mantenuta con il governo Draghi, che avrebbe trovato “la sponda” da una indicazione europea nell’ambito delle misure del Pnrr: adeguare la rete scolastica all’andamento anagrafico della popolazione studentesca. Ora il governo Meloni è chiamato a ridisegnare il progetto di ridimensionamento.