ROMA – Un medico su due è colpito da burnout. È quanto emerge dal rapporto su salute e Ssn dell’Osservatorio Salute, Legalità, Prevenzione di Fondazione Enpam e Eurispes.
Lo studio evidenzia che a partire dal 2008 la crescita del personale sanitario, in aumento da oltre trent’anni, si è arrestata. Nel 2014 su 100 dipendenti andati in pensione ne sono stati assunti 80, nel 2015 un’ulteriore diminuzione a 70. Inoltre, con la crescita del lavoro flessibile, nel 2018 sono aumentate le unità annue assunte a tempo determinato. Un altro incremento si è verificato con la pandemia: dal 2020 al 2022 il personale a tempo determinato è salito del 44,6%.
L’allarme riguarda la carenza di personale sanitario e, di conseguenza, la mancanza di turnover. In questo modo, tutti gli operatori del settore compiono sforzi prolungati e continui, mettendo duramente alla prova mente e fisico. Si è infatti registrato che il 52% dei medici e il 45% degli infermieri in Italia è colpito da burnout. Il personale femminile è quello che ne risente maggiormente. Le donne sono anche le principali vittime di due terzi delle aggressioni che avvengono a danno dei sanitari. Su di loro pesa anche il gender gap: rappresentano la maggior parte del personale sanitario, ma non ricoprono ruoli dirigenziali, ancora appannaggio degli uomini. In particolare, solo il 19,2% dei primari è di sesso femminile.
Le retribuzioni dei medici sono un altro dato che fa discutere, soprattutto in relazione con i dati europei. Il reddito annuale degli specialisti è del 22% più basso rispetto alla media Ocse.
Il rapporto analizza anche gli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che promette di rivoluzionare il mondo della medicina. Alberto Oliveti, presidente della Fondazione Enpam, ha sottolineato come l’Ia possa essere pervasiva, e che tutti devono essere ben consapevoli che cambierà pratiche, politiche ed etica in questo campo.