NEW YORK – Per gli Stati Uniti i mandati di arresto nei confronti del leader israeliano Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant per i crimini di guerra in Palestina non contano. “Per quanto riguarda l’America, la Corte penale internazionale non ha giurisdizione, legittimità e autorità. Non cederemo mai la sovranità dell’America a una burocrazia globale non eletta e irresponsabile” ha dichiarato Donald Trump. E come se non bastasse, ora la Corte penale internazionale è messa alle strette dal disegno di legge – già approvato dalla Camera e condiviso dal Senato – che promette pesanti sanzioni. Non solo, il neo eletto presidente minaccia di penalizzare anche il procuratore capo e i giudici che hanno emesso i mandati.
Il tribunale dell’Aja è in allarme, potrebbe valerne la sua esistenza. Le parole della presidente Tomoko Akane sono di preoccupazione: “Se questo accadesse, non saremo in grado di pagare i nostri dipendenti e saremo costretti a fermare le nostre attività”. Nell’intervista rilasciata al quotidiano giapponese The Asahi Shimbun si fa riferimento alla violazione dello stato di diritto a favore di un “dominio con la forza”. A decadere anche i risarcimenti per le vittime di crimini di guerra.
Con gli eventuali provvedimenti nei confronti della Cpi verrebbero annullati anche i mandati di arresto per i leader di Hamas e per il presidente russo Vladimir Putin, che aveva inserito la giudice giapponese con alcuni funzionari del tribunale nella lista dei più ricercati.
Intanto, in una telefonata con il tycoon, Bibi Netanyahu ha confermato la sua volontà di continuare con le offensive contro l’Iran e i suoi alleati armati. Nel contatto “amichevole e caloroso” la necessità di Israele di “completare la vittoria”. Costi quel che costi.