TEL AVIV – L’esercito di Israele rimarrà in Siria tutto l’inverno. È quanto dichiarato oggi dal ministro della Difesa israeliana Israel Katz. Israele non era presente nel territorio siriano dalla fine della guerra dello Yom Kippur del 1973. L’Idf, che ora controlla la cima del monte Hermon e altre località ritenute essenziali per il controllo dell’area, resta nel territorio di confine per la paura del premier israeliano Benjamin Netanyahu di possibili “insediamenti ostili al confine”. Per quello che sta accadendo nella regione siriana, “è di fondamentale importanza per la sicurezza mantenere la nostra presenza”, ha aggiunto Katz. Il ministro nei giorni scorsi ha rimarcato la provvisorietà dello sconfinamento in Siria.
Un accordo per Gaza e gli ostaggi
Da una parte ci sono gli israeliani che vogliono la liberazione dei 97 connazionali in ostaggio dall’attacco del 7 ottobre, dall’altra Hamas che vorrebbe il rilascio da parte di Israele di detenuti palestinesi e l’ingresso di maggiori aiuti umanitari a Gaza. È questo ciò che divide le due parti da un accordo che sembra essere sempre più vicino. Almeno secondo il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan che ha rivelato, in conferenza stampa, che il primo ministro israeliano sia pronto ad accordarsi.
Sullivan ha incontrato il leader del Likud per parlare di un’intesa con Hamas per un cessate il fuoco a Gaza, con la liberazione degli ostaggi. Di entrambe le parti. Secondo il Wall Street Journal Hamas ha comunicato per la prima volta ai mediatori che consentirà alle forze di Tel Aviv di rimanere temporaneamente nella Striscia dopo il cessate il fuoco. Non solo. L’organizzazione jihadista rilascerebbe fino a 30 prigionieri israeliani durante un periodo di cessate il fuoco di 60 giorni. Questo è quanto rivelato dai mediatori, tra cui quelli di Egitto, Usa e Qatar, che da fine novembre premono per raggiungere un’intesa prima del 20 gennaio. Giorno dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca.