Hai fatto la scuola di Perugia? Mamma Rai ti cerca per offrirti delle opportunità. Se qualcuno ancora pensa che le scuole di giornalismo siano in grado di sfornare futuri disoccupati dovrà ricredersi. E’ proprio così ma, purtroppo, bisogna parlare, in particolare solo di una scuola, quella di Perugia, da mesi al centro di numerose polemiche.
La Tv pubblica ha assunto 35 ex allievi del master umbro per chiamata diretta, lasciando a bocca asciutta quelli delle altre 11 scuole riconosciute dall’Ordine nazionale dei giornalisti. E lo ha fatto al telefono tramite quelle che si possono definire vere e proprie “assunzioni su chiamata diretta”. Le regole però vietano l’esistenza di scuole aziendali.
«È stata un’emergenza». Questa, la risposta che Luigi Gubitosi, direttore generale della Tv di Stato, ha dato lo scorso 23 ottobre a chi in commissione Vigilanza Rai aveva posto la questione delle 35 chiamate dirette dalla scuola di Perugia. Circostanza creata, come ha riferito Gubitosi, per un piano esodi avviato dalla Rai che prevede un’uscita di circa 600 dipendenti. Per questo si era verificato un problema «di recuperare velocemente alcune risorse» da impiegare soprattutto nelle sedi regionali, dove per «motivi anagrafici» molti giornalisti stavano concludendo la loro carriera. «Si poneva il rischio di non andare in onda» ha concluso il dg.
Intanto è unanime la presa di posizione assunta del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti sulla “vicenda dei 35 giornalisti”. Nel documento approvato lo scorso 26 settembre, l’Ordine ha dato mandato al Comitato Tecnico Scientifico di verificare l’eventuale presenza di scuole aziendali tra quelle riconosciute dall’Ordine e ha impegnato il Presidente Iacopino e il Comitato Esecutivo dell’ODG ad assumere ogni decisione utile e necessaria per tutelare i giornalisti formatisi nelle scuole di giornalismo riconosciute, senza discriminazione alcuna o trattamenti privilegiati.
”E’ significativo –hanno evidenziato i firmatari- che questo documento abbia trovato unanime consenso, dimostrazione di come l’Ordine Nazionale dei Giornalisti su vicende e temi di grande importanza per la tutela dell’esercizio della professione abbia saputo confrontarsi apertamente e trovare unità e compattezza. Questo voto –hanno concluso i quattro firmatari- rafforza l’Ordine Nazionale in vista delle difficili sfide che ci attendono”.
Al senatore del Pdl, Augusto Minzolini, che nell’audizione dell’8 ottobre aveva chiesto «dell’opportunità di assumere giornalisti dalla scuola di Perugia», Gubitosi ha risposto che «in situazioni di urgenza questo tipo di procedure non è inusuale», portando come esempio le 12 assunzioni in Rai effettuate nel 2010 con chiamata diretta «dalla scuola di giornalismo della Luiss per la redazione internet del Tg1», che all’epoca era diretto dallo stesso Minzolini.
Vittorio di Trapani, segretario dell’UsigRai, il 3 luglio scorso intervistato da Articolo21, ha specificato che una parte dei 75 nuovi ingressi «proverranno dalle scuole di giornalismo». Ma il direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi, già il 30 giugno, aveva anticipato al Corriere della Sera che grazie ad un’imminente intesa «con il sindacato dei giornalisti Rai» ci sarebbe stato «un concorso nazionale», «uno per i giornalisti che già lavorano in Rai, anche quelli con contratti atipici» e che altre assunzioni sarebbero passate direttamente «dalla scuola di Perugia».
Per gli “scontenti”, ha promesso il direttore genarale, ci sarà un concorso a settembre, ora, forse, rimandato a dicembre, e di cui però non si sa nulla.
Non è la prima vola che l’Usigrai assume un atteggiamento poco trasparente in materia di assunzioni. Già qualche anno fa l’Azienda di stato bandì un concorso pubblico per giornalisti escludendo i concorrenti residenti nel Lazio. Già in quell’occasione si ebbero delle rimostranze al riguardo, ma rimasero inascoltate anche per l’atteggiamento intransigente dell’Usigrai, della Fnsi e dell’Associazione della Stampa romana. Solo il primo ricorso di un precario riuscì a porre all’attenzione del Tribunale amministrativo la questione e a far dichiarare illegittimo il bando.
Nel documento approvato Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, è stata ribadita la necessità di presentare e definire nella sessione del novembre prossimo una proposta di riforma della legge istitutiva dell’Ordine che garantisca il principio di uguaglianza e pari opportunità nell’accesso alla professione, con una attenzione particolare ai numerosissimi colleghi precari e in cerca di occupazione.
Alessandro Filippelli