«Una famiglia distrutta. Mio fratello morto suicida in condizione misteriose, e due genitori disperati. Chi sa qualcosa sulla morte di Simone parli. All’ex Pantanella, non c’è sicuramente andato da solo, sicuramente si è incontrato con qualcuno, che però vuole rimanere nell’ombra. Questo qualcuno conosce i motivi che hanno spinto a morire in quel modo». È il drammatico appello di Ilaria, la sorella di Simone, il ragazzo che si è suicidato nella notte tra sabato e domenica scorsi a Roma, nel comprensorio dell’ex pastificio della Pantanella.
Il giovane romano che, dopo aver compiuto l’estremo gesto, ha lasciato una lettera d’addio che è un messaggio d’accusa contro l’omofobia. «Sono gay, non sto bene in questa società – spiega Simone nel biglietto – L’Italia è un Paese libero ma esiste l’omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza».
Ed è proprio la sorella la prima a essere stata ascoltata ieri, negli uffici del commissariato San Lorenzo, dagli investigatori che hanno interrogato anche alcuni parenti e amici del ragazzo per cercare di stabilire le ragioni che hanno spinto il giovane a togliersi la vita.
«A mia madre e a mio padre – ha sottolineato la sorella agli inquirenti – non aveva mai confidato nulla sull’essere gay, ma qualche anno si confidò con me, e mi esternò la sua omosessualità. Già da allora – continua – si disse preoccupato per il fatto che nessuno, familiari compresi, avrebbero accettato questa sua scelta. Ma io lo appoggiai in pieno su questa sua scelta, dicendogli che su di me poteva contare».
«In Italia, in tema di omotransfobia, si contano molte più vittime che provvedimenti». Flavio Romani, presidente nazionale di Arcigay, interviene duramente sul caso del 21enne romano che si è tolto la vita lasciando in una lettera il suo atto di accusa agli omofobi. «Tutti noi – dichiara Romani – abbiamo provato un dolore immenso nell’apprendere di quest’ennesimo fatto tragico, tutti abbiamo sentito montare dentro l’indignazione per quell’atto di accusa inequivocabile con cui ha detto addio a tutto quello che aveva». Dunque «mettiamo in campo una risposta, quantomeno una reazione». Da qui la richiesta di Romani per «l’apertura di un tavolo interministeriale che porti in tempi rapidi alla definizione di una road map di interventi sull’omotransfobia».