ROMA – Guidata da Matteo Berrettini e da Jannik Sinner, l’Italia del tennis conquista la Coppa Davis per il secondo anno consecutivo. Il trionfo a Malaga della squadra capitanata da Filippo Volandri apre la strada a una nuova era del tennis. L’ex tennista e allenatore Diego Nargiso, il più giovane italiano di sempre ad aver disputato un incontro slam, racconta a Lumsanews quali sono i motivi del successo italiano alla Davis.
Nargiso, quali sono i motivi per cui la Coppa Davis segna un momento straordinario nella storia del tennis italiano?
“Solo pochissime nazioni nella storia del tennis sono state capaci di vincere per due volte il titolo di campioni del mondo. La Coppa Davis di quest’anno è quindi un’impresa eccezionale e dimostra come la nazionale italiana stia diventando sempre più forte. I ragazzi sono stati capaci di fare qualcosa di incredibile, dimostrando la loro coesione. Si può notare una grande intercambiabilità e spirito di squadra, un aiuto reciproco e un rispetto tra gli atleti che hanno fatto della nazionale la più forte del mondo”.
La Coppa Davis ha visto una “rinascita” di Berrettini, quali sono le ragioni?
“Matteo è stato il primo a spianare la strada agli altri atleti, raggiungendo Wimbledon e piazzandosi tra i dieci migliori giocatori al mondo. La sua incredibile carriera non è stata, purtroppo, molto fortunata dal punto di vista degli infortuni, che hanno pregiudicato la carriera stessa. Quest’anno, Matteo è rinato attraverso un lavoro importante non solo fisico ma anche mentale. La vittoria di tre tornei e la possibilità di tornare in nazionale gli hanno dato l’ultima spinta per ricostruire le certezze perse. La vittoria alla Coppa Davis lo ha reso il grande protagonista in campo, in un’intesa con Jannik Sinner”.
L’intesa con Sinner ha quindi avuto un valore importante:
“Sinner è il giocatore più forte in assoluto, capace di infrangere tutti i record. Definito come uno dei migliori al mondo, Sinner ha indubbiamente un ruolo di leader. Jannik è capace di trascinare la squadra e dare sicurezza, portando il punto che serve per vincere o pareggiare, ma aiutando gli altri giocatori grazie alla sua determinazione. L’intesa tra Jannik e Marco c’è sempre stata, ma nell’ultimo anno l’amicizia tra i due, rivali solo in campo, si è sedimentata. Matteo è stato vicino a Jannik nel suo periodo difficile, lo ha aiutato a credere in se stesso. Ed è proprio la loro amicizia quanto c’è di più bello nella squadra”.
Un’amicizia e un rispetto tra gli atleti della nazionale il cui merito è attribuibile anche all’allenatore e selezionatore Filippo Volandri
“Il ruolo di Filippo è sicuramente stato centrale. La rosa italiana è ricca di giocatori fortissimi e il difficile compito del selezionatore è proprio quello di scegliere chi far entrare in campo tra gli atleti. Volandri è molto bravo nel creare un sentimento di appartenenza spesso difficile in uno sport individuale. Filippo ha cresciuto i ragazzi e ha instaurato con loro e tra loro un rapporto molto bello e sincero che appare tangibile anche quando gli atleti non stanno giocando. Sicuramente la scelta di schierare in doppio Sinner e Berrettini è stata un’idea vincente”.
Il tennis italiano sta appassionando sempre di più gli italiani. Potrebbe, in futuro, togliere il primato che il calcio ha in Italia?
“Le vittorie dei ragazzi stanno già portando verso questa linea. Sinner è sulle prime pagine prima della Serie A. Naturalmente c’è una differenza importante con il calcio. Spesso i tornei si giocano all’estero, lontani quindi dall’Italia. L’appartenenza alle città e l’identità di squadra non hanno nel tennis la stessa importanza che hanno invece nel calcio. Sicuramente, però, la nazionale, con Sinner e Berrettini in primis, faranno da traino e renderanno il tennis uno sport sempre più seguito”.
La Coppa Davis è stata un’emozione, ma a livello personale quale è stato l’emozione più grande della sua carriera di tennista?
“Partecipare a tre Olimpiadi e giocare per 32 volte in nazionale, sentire l’inno di Italia, hanno rappresentato il coronamento di un sogno, emozioni indelebili che si aggiungo a quello che è sicuramente il ricordo più bello: la prima volta in cui da ragazzo al Foro Italico ho battuto uno dei migliori giocatori di tennis al mondo”.