ROMA – Sono già 99 le donne uccise in Italia tra il primo gennaio e il 18 novembre 2024. Di queste, 51 sono morte per mano del partner o dell’ex partner. È la fotografia scattata nel XI Rapporto Eures sui femminicidi in Italia, che mette in un luce un dato sconcertante: in media viene uccisa una donna ogni tre giorni.
Pubblicato in occasione del 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il rapporto evidenzia la crescita delle vittime straniere, che passano da 17 a 24, arrivando a rappresentare un quarto delle vittime totali.
Diminuiscono del 30,4% gli autori di femminicidio di nazionalità non italiana. Stabile, invece, il numero di autori italiani: 83 nei primi 11 mesi del 2023 e del 2024.
Nonostante i numeri, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini rilancia la correlazione tra violenze e immigrazione. Così il leader leghista sui social: “Difendere le ragazze significa riconoscere l’inevitabile e crescente incidenza degli aggressori stranieri”. Conseguenza di “un’immigrazione incontrollata, spesso proveniente da Paesi che non condividono principi e valori occidentali”.
Sul tema è intervenuto anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ricorda come la violenza di genere “non trova giustificazioni”. “Quanto fatto finora – aggiunge – non è sufficiente a salvaguardare le donne, anche giovanissime, che continuano a vedere i loro diritti violati. L’emergenza continua”.
Un parere condiviso anche dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che in un post su X parla di “mobilitazione corale tra tutte le istituzioni, i corpi sociali e ogni cittadino per rafforzare gli strumenti di prevenzione” del fenomeno.
Anche per il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, femminicidi e violenze sessuali “sono espressioni di una cultura maschilista inaccettabile. Per questo abbiamo introdotto l’educazione al rispetto per la donna a scuola. È la prima volta”.
Nel frattempo, la premier Giorgia Meloni ricorda sui social l’operato del governo per contrastare la violenza di genere: “Un lavoro che deve proseguire nella consapevolezza che il contributo di ciascuno di noi può fare la differenza”.