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Cop29: più soldi
dai Paesi più ricchi
ma no c'è lo stop al petrolio

La conferenza si chiude tra le proteste

delle nazioni in via di sviluppo

di Filippo Saggioro25 Novembre 2024
25 Novembre 2024

Proteste Cop29 | Foto Ansa

C’è chi è soddisfatto, e c’è chi è deluso. I risultati della Cop29 hanno luci e ombre. Ma l’opinione comune è che la conferenza sul clima di quest’anno non sia stata un totale flop, che qualcosa abbia ottenuto. Poco o tanto, è questione di opinioni. Joe Biden parla di “risultato storico”, e lancia un monito al suo successore Donald Trump: “Nessuno può fermare la rivoluzione sull’energia pulita”.

L’accordo sancito dalla Cop29 ha suscitato diverse critiche, soprattutto dai Paesi in via di sviluppo e dalle nazioni più vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici. L’India, per esempio, ha definito “irrisorie” le somme che dovranno stanziare ogni anno i Paesi più ricchi per finanziare la transizione energetica nei Paesi meno abbienti. Anche alcuni governi africani hanno definito le misure prese poco efficaci e adottate troppo in ritardo.

La Cop29 “è stata una tragica presa in giro”. Così Angelo Bonelli, deputato di Alleanza verdi e sinistra, sull’esito della conferenza sui cambiamenti climatici tenutasi a Baku dall’11 al 22 novembre. “I 300 miliardi promessi sono debito. E i Paesi poveri non hanno bisogno di altro debito”, continua il portavoce di Europa Verde.

Sta di fatto che la conferenza sul clima nell’Azerbaigian, paese esportatore di del gas e del petrolio, ha triplicato gli aiuti ai paesi vulnerabili previsti dall’Accordo di Parigi, da 100 miliardi di dollari all’anno a 300. Ma a quest’ultima cifra si arriverà solo nel 2035, mentre gli stati emergenti e in via di sviluppo del G77+Cina chiedevano 1.300 miliardi di dollari all’anno subito.

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