ROMA – Ha preso avvio ieri l’assemblea costituente del Movimento 5 Stelle, che chiama al voto i quasi 90 mila iscritti del movimento. L’evento finale intitolato Nova si svolgerà il 23 e il 24 novembre nel Palazzo dei congressi di Roma.
Le spaccature interne rischiano però di far saltare l’assemblea: lo scontro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte polarizza gli elettori e le loro scelte in modo decisivo. Grillo e gli esponenti a lui più vicini sembrano infatti interessati a boicottare il voto, o almeno a diffondere negli avversari il timore di poterlo fare. Questa l’interpretazione dei contiani all’esultanza dei grillini di fronte all’astensionismo alle regionali in Umbria e Emilia Romagna.
In ballo per Conte non ci sono solo gli ideali racchiusi nel nome, nel simbolo e nei valori, ma anche il ruolo del leader, la collocazione politica del movimento, le sue future alleanze, i poteri del Garante. “Sono molto indeciso” su come votare, afferma l’ex presidente del Consiglio, perché “da un lato il brand andrebbe conservato”, dall’altro “segnali importanti di rinnovamento andrebbero dati” sulla possibile modifica di nome e contrassegno. Quindi la stoccata a Grillo: “L’impressione è che sia lui l’ultimo giapponese, che si contrappone a una comunità intera di iscritti”. E infine la sfida: “Certo che può partecipare a Nova”. E conferma: “Il microfono gli verrà dato”.
Per la vicepresidente del M5s Chiara Appendino non si tratta di schierarsi con Conte o con Grillo, ma piuttosto di ritrovare l’identità del partito, perché “senza identità forte si rischia di farsi fagocitare,”. E proprio per mantenere una forte identità, la vicepresidente ha dichiarato che voterà “per confermarci progressisti”.
Anche per l’ex presidente della Camera Roberto Fico la direzione giusta è quella progressista, perché il movimento è progressista dalle sue origini e ora bisogna “riprendere le battaglie di allora: i beni comuni e l’acqua pubblica, la tutela dell’ambiente, il welfare sociale, l’economia circolare”. E rispetto alle polemiche sulle alleanze, Fico non ha dubbi: “Il problema del Movimento non è l’alleanza con il Pd. Nessun appiattimento, anzi: spesso è stato il Pd a seguirci, come sul salario minimo”.