L’AIA – Arrivano da tutto il mondo le reazioni ai mandati di arresto per il primo ministro d’Israele Benjamin Netanyahu e per l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, emessi dalla Corte penale internazionale insieme a quello nei confronti del leader di Hamas Mohammed Deif, al momento disperso. A suscitare scalpore e reazioni estremamente diverse la decisione presa dal tribunale dell’Aia in merito ai due politici israeliani.
Le reazioni dal mondo
Molti leader politici si sono scagliati contro la decisione della Cpi: il presidente americano Joe Biden ha definito “scandalosi” i mandati di arresto, promettendo di rimanere “a fianco di Israele contro le minacce alla sua sicurezza”. Il leader ungherese Viktor Orbán ha invece sfidato apertamente il diritto internazionale, invitando Bibi, come è soprannominato il premier israeliano, in Ungheria, sicuro che “la sentenza della Corte non avrà alcun effetto”. Il portavoce del governo ha parlato di decisione “sfacciata e cinica” con “motivazioni politiche”. Netanyahu ha ringraziato Orbán, lodando la sua “chiarezza morale”.
Parole più caute dalla Cina, che, nelle parole del portavoce del ministro degli Esteri Lin Jian, “spera che la Cpi mantenga una posizione obiettiva e giusta”. Lin ha inoltre accusato gli Stati Uniti di avere “doppi standard” in relazione ai mandati di cattura di Bibi e del leader russo Vladimir Putin e di utilizzare “il diritto internazionale solo quando fa comodo”. E d’altra parte anche il Cremlino ha liquidato le sentenze della Corte come “insignificanti”. Per questo, secondo il portavoce Dmitry Peskov, “non c’è motivo di commentarle”.
I Paesi Bassi, che ospitano la Corte, si sono invece detti pronti a eseguire i mandati di arresto.
Reazioni dall’Italia
La decisione della Corte penale ha messo in difficoltà la maggioranza di governo: il vicepresidente del Consiglio dei ministri Antonio Tajani ha sostenuto la decisione ma si riserva di “valutare con gli alleati” la sua applicazione. Al contrario, il vicepremier Matteo Salvini si è allineato alla posizione di Orbán, invitando Netanyahu in Italia: “Sarebbe il benvenuto”. Il ministro della Difesa Guido Crosetto si è mostrato invece più diplomatico ritenendo ingiusta la sentenza della Cpi ma promettendo l’eventuale arresto nel rispetto del diritto internazionale.
Il timore dell’antisemitismo
Netnayahu ha subito condannato la decisione, paragonandosi al francese Alfred Dreyfus, capitano dello Stato maggiore accusato di alto tradimento dal governo nel 1894 solo perché ebreo. Non da meno la reazione di Gallant, che ha accusato la Cpi di andare “contro il diritto all’autodifesa” e di incoraggiare “il terrorismo omicida”.
Il cardinale Pietro Parolin ha invece assicurato l’assoluta lontananza della Chiesa dall’antisemitismo, commentando le parole del Papa sulla situazione nella Striscia di Gaza. Bergoglio aveva invitato a indagare se sia in corso “un genocidio”.