GAZA – È salito a 68 il bilancio delle vittime dei bombardamenti sul nord della Striscia di Gaza avvenuto nella notte del 21 novembre. Sono 22, invece, i morti per i raid israeliani su Gaza City, come riferito da Al Jazeera. Tra le vittime, molti sono bambini e donne. Dall’inizio del conflitto in Medio Oriente missili e bombe sono caduti su città e centri abitati, cancellando in pochi secondi le esistenze di migliaia di persone.
A nulla è valsa la proposta, arrivata ieri, da parte dell’Onu per “un cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente” a Gaza e “il rilascio di tutti gli ostaggi”. A bloccare con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu sono stati gli Usa. Il testo, presentato dai dieci membri non permanenti dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, chiedeva “un ingresso sicuro e senza ostacoli di assistenza umanitaria su larga scala” a Gaza, denunciando qualsiasi tentativo di “far morire per fame i palestinesi”. Il veto americano, motivato dall’assenza di riferimenti agli ostaggi ancora detenuti nella Striscia, ha acceso le critiche di Hamas, che ha accusato Washington di essere “direttamente responsabile” di una “guerra genocida” a Gaza.
Senato USA autorizza le forniture di tank e armi a Israele
Il Senato Usa ha intanto sbloccato un provvedimento volto a fornire tank e altre armi a Israele. Lo stop era stato deciso per timore delle violazioni dei diritti umani e del numero eccessivo di civili e bambini uccisi dalle forze israeliani.
Come si diceva, sono i più fragili a essere colpiti dai raid. Degli oltre 43.900 Palestinesi uccisi dall’inizio del conflitto, sono circa 13.000 i bambini che hanno perso la vita secondo UNOCHA dall’inizio della guerra in Medio Oriente. Dopo gli attacchi delle ultime ore, numerose persone con disabilità sono intrappolate sotto alle macerie dopo l’ultimo bombardamento che ha distrutto un intero isolato residenziale vicino all’ospedale Kamal Adwan a Beit Lahia, nel nord di Gaza. Quello che l’agenzia di stampa ufficiale per la liberazione della Palestina Wafa ha descritto come un “orribile massacro” ha portato alla morte di 68 persone. Decine i dispersi e oltre 100 i feriti.
Israele: “Tentativo di assassinare un ministro”
Nella mattinata del 21 novembre, tre palestinesi di Hebron, in Cisgiordania, sono stati arrestati per aver formato una cellula che secondo le autorità israeliane aveva l’obiettivo di assassinare il ministro di estrema destra Itamar Ben-Gvir e il figlio. Lo rendono noto la polizia e lo Shin Bet (sicurezza interna). Il principale sospettato, Ismail Ibrahim Awadi, avrebbe stabilito contatti con Hezbollah e Hamas per assicurarsi armi e assistenza. La cellula ha sorvegliato Ben Gvir e i suoi figli che vivono nell’insediamento di Kiryat Arba. Una delle opzioni era quella di assassinarlo sulla scena di un attacco terroristico.