“O il movimento resta progressista o avrà un altro leader”. Sono parole che fanno tremare i pentastellati quelle di Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle. Il leader ha voluto lanciare un messaggio ai suoi dalle pagine di Repubblica. Per fare le sue dichiarazioni, l’ex presidente del Consiglio ha scelto il giorno dell’avvio del voto per l’assemblea costituente. Da giovedì 21 a domenica 24 novembre, infatti, i circa 88.933 iscritti del M5s potranno votare online per decidere il futuro del partito. “Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”, ha dichiarato Conte al quotidiano fondato da Eugenio Scalfari.
Il retroscena delle parole di Conte
Già negli ultimi giorni tra i parlamentari vicini a Conte circolava la paura che il leader decidesse di fare un passo indietro. Ciò avverrebbe se l’appuntamento consensuale dovesse clamorosamente contraddire la sua linea politica. Infatti, secondo i contiani, esistono diversi deficit nel partito. Uno di questi riguarda Beppe Grillo. Dalle voci che circolano nel movimento, Conte rifiuta la conferma di questa forma medioevale del padre padrone a mandato illimitato ed è disposto a farsi da parte.
Da circa un mese è guerra aperta tra i due. Il 25 ottobre Conte aveva annunciato lo stop al contratto di consulenza per la comunicazione che lega Grillo all’associazione M5s, per un compenso annuale di 300 mila euro. Dopo il ko alle regionali, invece, è arrivata prontamente la provocazione dell’ex Presidente: “Conte non ammette che è finita, è come l’ultimo giapponese”. Un elemento che si aggiunge alla collocazione politico-culturale del M5s – Conte e i suoi ritengono che il movimento debba rimanere progressista – e alla possibilità di stringere alleanze. “La mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd”, ha affermato il leader pentastellato.
Ecco perché parte del movimento teme che Grillo possa boicottare l’assemblea costituente. Un timore concreto, specie dopo la reazione positiva dei “grillini” all’astensionismo alle regionali in Umbria e Emilia Romagna, che i contiani hanno interpretato come un invito ad astenersi anche nei giorni della Nova (evento finale dell’assemblea). Per far sì che il voto sia valido, infatti, è necessaria la partecipazione del 50% più uno degli iscritti.