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HomeCultura Informazione e solidarietà. Il convegno per i 50 anni di Roma Sette

Giornalismo e speranza
il convegno alla Lumsa
per i 50 anni di Roma Sette

Focus su giornalismo di prossimità

impatto dell'IA e crisi dell'editoria

di Flavia Falduto20 Novembre 2024
20 Novembre 2024

In foto Marco Girardo, Direttore di Avvenire, Vincenzo La Manna, Vicedirettore Askanews, Virginia Piccolillo, giornalista del Corriere della Sera, Roberta Serdoz, vicedirettrice Tgr Lazio, Fabio Zavattaro, direttore scientifico Master in Giornalismo della Lumsa

“L’informazione è la prima forma di solidarietà. Guardando al palcoscenico della storia, in attesa del Giubileo e dell’apertura della Porta Santa, anche il giornalismo ha bisogno di redenzione”. È il messaggio lanciato da Padre Giulio Albanese, direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni sociali della Diocesi di Roma, al convegno ospitato dall’Università Lumsa “Giornalismo e speranza. Le speranze del giornalismo”.

L’evento è stato organizzato dall’Ufficio per le Comunicazioni sociali della Diocesi di Roma, dall’Unione Cattolica Stampa Italiana del Lazio (UCSI) e dall’Ordine dei Giornalisti del Lazio, nell’anniversario dei 50 anni dell’inserto diocesano Roma Sette del quotidiano Avvenire. Tra i temi trattati, il racconto della verità, in un’epoca scandita da guerre e cambiamenti climatici. Ma anche le evoluzioni del giornalismo di prossimità, la crisi dell’editoria, la diffusione delle fake news sui social network e l’impatto dell’intelligenza artificiale sui flussi informativi.

Come cambia il giornalismo con l’avvento delle nuove tecnologie, quale futuro si prospetta per il settore alla luce del calo delle vendite dei giornali cartacei e quale ruolo gioca l’informazione in tempo di guerra sono gli interrogativi che hanno animato le riflessioni dei relatori. Per Marco Girardo, direttore di Avvenire, la domanda che oggi ogni giornalista deve porsi è “come si può apportare un valore aggiunto al flusso di informazioni da indirizzare alla comunità”. Il problema, in questo caso, riguarda sia “l’eccesso di informazione” sia la selezione delle notizie. Bisogna chiedersi “come gerarchizzare l’informazione per entrare a contatto con una comunità di lettori di riferimento”, ha affermato. Ecco perché l’imperativo resta quello di “coltivare il dialogo con i lettori”.

Anche secondo Vincenzo La Manna, vicedirettore di Askanews, c’è la necessità di “offrire prodotti diversi” nell’ottica di una sempre maggiore specializzazione. Infatti, la crisi dell’editoria, il taglio dei costi e la riduzione di ricavi hanno colpito non solo i giornali cartacei ma anche le agenzie di stampa. Da qui la necessità di intercettare il cambiamento anche nel modo di fare informazione.

“Illuminare e dare voce alle periferie” è invece il monito di Roberta Serdoz, vicedirettrice dei Tgr Rai, secondo cui “alla base del giornalismo territoriale c’è il verbo ascoltare”. Occhi puntati sull’evoluzione della richiesta di informazioni da parte del territorio, sul bisogno di “usare linguaggi diversi a seconda della piattaforma” e anche sulla necessità di “disarmare le parole per arrivare ai cittadini” e coltivare un rapporto con loro. “La nuova governance – ha poi aggiunto – deve fare i conti con la disinformazione”, soprattutto sui social network.

“Non bisogna dimenticare che il mestiere lo si fa camminando e incontrando le persone”, ha dichiarato invece Fabio Zavattaro, direttore scientifico del Master in Giornalismo della Lumsa. “Noi plasmiamo le parole come l’artigiano plasma la materia”, ha sottolineato. Per poi chiarire come la speranza sia quella di “accompagnare i giovani nel mestiere”.

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